BORGO FICUZZA

TIPO DI BORGO — C

progettista — N. D.

data di progetto — 1954

località — c.da ficuzza

stato di conservazione — rudere

La contrada Piani di Ficuzza, nel territorio della Valle del Tumarrano (AG), è una zona ad alta vocazione agricola tanto che fu scelta già a metà degli anni Venti dello scorso secolo come sede dell’Ente Vittorio Emanuele III per il Bonificamento della Sicilia (istituito con Regio Decreto Legislativo 19 novembre 1925, n. 2110 e per promozione del Banco di Sicilia, allora istituto di diritto pubblico) – predecessore dell’Ente di Colonizzazione del Latifondo – per attuare i primi esperimenti di bonifica integrale. Ancora oggi, qui ha sede l’Azienda Sperimentale Sparacia, gestita dall’Università di Palermo – Dipartimento dei Sistemi Agro – Ambientali (S.Ag.A.), che ha ottenuto, fin dall’anno 1963 dall’ERAS (oggi ESA), la cessione gratuita per periodi rinnovabili di 28ha circa di terreno per lo svolgimento di attività di ricerca scientifíca, sperimentazione e dimostrazione (Maggiori Info – QUI).
Realizzato a poca distanza dalla Masseria Ficuzza, il Borgo rientrava nel progetto ben più vasto e complesso per la trasformazione integrale del bacino imbrifero del torrente Tumarrano che avrebbe coinvolto anche lavori di completamento di Borgo Antonio Callea, pianificato già in epoca fascista dall’Arch. Pietro Ajroldi.
Diversamente dagli altri borghi finora analizzati, quelli sorti nella Valle del Tumarrano furono costruiti grazie al sostegno della Cassa per Opere Straordinarie di Pubblico Interesse nell’Italia Meridionale, più conosciuta come Cassa per il Mezzogiorno (abbreviato in CasMez), istituita con Legge n.646 del 10 agosto 1950, sotto il governo De Gasperi (Maggiori Info – QUI). Secondo l’Art. 17, in cui si poneva l’attenzione sullo “sviluppo edilizio in nascenti borgate rurali”, il nuovo ente pubblico stimò per il Tumarrano una spesa di 122.212.000Lire, da ripartire per l’87,50% sulla “CasMez” e per il 12,50% sull’ERAS, rifacendosi all’Art. 7 del Regio Decreto 13 febbraio 1933, n. 215 “Nuove norme per la Bonifica Integrale”(Maggiori Info – QUI).

Secondi tali disposizioni, la nota n.94754 del 23 dicembre 1952, riporta la delibera n230/BV 39 in cui si approvavano «i progetti esecutivi relativi alla costruzione dei borghi rurali predisposti da codesto ente (l’ERAS, n.d.r)» e veniva concesso l’importo dei lavori a base d’asta per la costruzione di Borgo Ficuzza che ammontava a 25.796.000Lire, suddivisi in 18.100.000Lire – di cui 17.984.000Lire per i lavori misura e 116.000.000Lire per i compensi a corpo – a cui si aggiungevano 5.785.151Lire di somme a disposizione e 1.910.812Lire di spese generali. La cifra rientrava in quanto stabilito dal Decreto Regionale del 1 aprile 1953 che fissava il limite di spesa  per un Borgo di tipo C a 80.000.000Lire. Approvato il progetto, l’Ente finanziatore imponeva la conclusione dei lavori entro e non oltre il 31 marzo 1954.
Il disegno di Borgo Ficuzza – da non confondere con l’agglomerato esclusivamente residenziale nei pressi di Castel di Judica [LINK] – sarebbe stato utilizzato anche per Borgo Cugno Lungo, mai realizzato. In precedenza, l’ECLS impartiva chiare disposizioni sulla progettazione dei borghi rurali, mentre l’ERAS sembra non essersi preoccupato di tale aspetto. Come già descritto, infatti, per i casi di Borgo Runza, Borgo Desisa e Borgo Cuticchi, l’Ente era solito riadattare edifici in circostanze diverse. Così accadde che Borgo Ficuzza e Borgo Cugno Lungo da un lato, e Borgo Pasquale e Borgo Montoni Nuovo dall’altro avrebbero dovuto condividere gli stessi progetti. L’ERAS, però, portò avanti solo due dei quattro lavori di costruzione, scartando Cugno Lungo e Montoni Nuovo probabilmente perchè dispendiosi (il primo sarebbe costato 24.300.000Lire, il secondo 17.980.000Lire) e poco utili.
Il piccolo Borgo di tipo C si affaccia sulla strada di bonifica Tumarrano – Sparacia – Ficuzza – Platani e avrebbe ospitato oltre alla Chiesa, i locali per le visite, il catechismo e gli alloggi per il prete e il sagrestano. L’altra ala dell’edificio, invece, avrebbe dovuto accogliere l’aula scolastica con la segreteria, la cucina, il soggiorno e i locali per l’insegnante. Un piccolo giardino interno, infine, avrebbe creato uno spazio d’incontro e di svago. Il tipo di impostazione di Borgo Ficuzza è del tutto simile ai progetti dei sottoborghi pensati già anni prima dall’Ente di Colonizzazione. Strutture semplici ed a corpo unico, in cui la parte centrale metteva in comunicazione i servizi posti all’estremità della stessa.

Al 4 settembre del 1954 – dunque ben oltre la scadenza indicata dalla “CasMez” – lo stato di avanzamento dei lavori per Borgo Ficuzza, secondo il promemoria stilato dal Servizio Amministrativo II° dell’Uff. Gestione Borghi Rurali è del 10%. Presumibilmente da quella data ben poco è stato portato avanti in modo concreto, nonostante il decreto n.855ter del 7 aprile 1954 disposto dalla CasMez. L’appalto dei lavori fu affidato all’Impresa Goffredo Fabrizi in data 16 gennaio 1954 per completare la struttura e avviare le attività di servizio alla zona rurale. Nel Dicembre di quell’anno, «pur essendo stati regolarmente iniziati, i lavori venivano arbitrariamente sospesi da parte dell’Impresa». L’Uff. Tecnico Gestione Borghi Rurali, dunque, fu autorizzato dalla CasMez con provvedimento n.2/3316 del 26 aprile 1957 alla rescissione del contratto con la ditta di costruzioni e nello stesso tempo predispose «una perizia per la prosecuzione dei lavori per il definitivo completamento dei centri rurali A. Callea, Pasquale e Ficuzza».
Il 20 gennaio 1959, l’ERAS redige una perizia di completamento per la rete idrica e fognaria, la chiesa e l’altare sperando di rendere operativa la piccola struttura. I problemi sorsero quando fu chiesto al Consorzio del Tumarrano di integrare il finanziamento dell’8% a quello del 22% già concesso dalla CasMez., necessario per completare i lavori del comprensorio.
Nel corso del tempo, abbiamo avuto modo di leggere di occupazioni abusive da parte di contadini o allevatori nei vari borghi abbandonati siciliani. In effetti, le strutture non utilizzate diventano per gli abitanti delle campagne ottimi ricoveri, tanto che ancora è possibile incontrare animali all’interno delle chiese o delle scuole rurali. Così, il 22 settembre 1961 nella nota n.73696 l’ERAS dovette rilevare che a Borgo Ficuzza «alcuni locali […], incompleti o privi di infissi, sono stati occupati da un contadino del luogo che vi ha stabilito assieme alla famiglia la propria dimora». È plausibile, quindi, supporre che il borgo agrigentino fino a quella data era in condizioni accettabili benchè ancora incompleto. In data 18 fennaio 1962, con nota n.4668 la Direzione del Cantiere Idraulico Forestale – Azienda Sparacia corse ai ripari e autorizzò i lavori «per la muratura di tutte le aperture degli edifici di Borgo Ficuzza» per una spesa massima di 160.041Lire come da preventivo.
Quello che oggi resta del progetto iniziale è ben poco. Il tempo e l’azione della natura fanno il loro corso, riappropriandosi di ciò che è stato loro sottratto.