BORGO DESISA

TIPO DI BORGO — C

progettista — Francesco Panzera

data di progetto — 1958

località — c.da desisa

stato di conservazione — non realizzato

Borgo Desisa ricade all’interno dei 530,18Kmq del territorio di Monreale, insieme a Borgo Schirò e dentro il raggio di influenza di Borgo Borzellino.
Il 12 Marzo 1958, l’Ufficio Tecnico R.A. (Sez. Borghi) con nota n.2819 firmata dall’Ing. Luigi Panico invia alla Sezione di R.A. (Uff. Assegnazione e Consegne) una prima relazione in cui si descrivono i servizi minimi garantiti dal Borgo. I lavori sarebbero stati diretti dall’Ing. Francesco Panzera, incaricato anche di seguire la costruzione della Scuola Rurale di Randello, in provincia di Ragusa. Nelle previsioni dell’Ente, Borgo Desisa avrebbe dovuto offrire alle famiglie coloniche “Scuola con Ambulatorio Medico, un Asilo con Oratorio” ed un’altra struttura comprendente “Uffici ERAS, Sede Cooperativa Assegnatari, Magazzini, Spaccio e Sala Ricreativa”. Nella stessa nota, si avanza la possibilità di “permutare l’area […] con la zona adiacente al lotto n.21 […] già riservata per servizi pubblici”. La possibilità, però, fu scartata il 24 Novembre 1958 “perchè la stessa è stata già utilizzata per la costruzione delle case per alcuni lotti dello stesso piano di ripartizione” (vedi nota n.110818) e quindi non utilizzabile ne come integrazione ne come alternativa.
La risposta dell’Ufficio Assegnazioni alla nota n.2819 non tardò ad arrivare e, con nota n.36323 del 29 Aprile 1958, si ipotizzò di modificare la posizione di Borgo Desisa. Nella lettera, infatti, si constata che “la superficie adiacente al lotto 21 […], non è adatta, per motivi tecnici, alla costruzione del nucleo di servizi”. Da questo momento, fu preso in esame il lotto 73 che causerà non pochi problemi all’ERAS e ai vari uffici amministrativi dell’Ente. Forse la fretta o la superficilità, portarono l’Ufficio Assegnazioni a decidere di procedere alla costruzione di Borgo Desisa sul nuovo lotto (vedi nota n.1550 del 30 Aprile 1958), senza aspettare un parere dell’Ass. all’Agricoltura che arrivò solo il 26 Settembre 1958 con nota n.5856.
L’11 Novembre 1958, a pochi messi dal nulla osta per l’inizio dei lavori sul nuovo lotto, l’Ufficio Assegnazioni ERAS con firma dell’Ing. Arcangelo Cammarata invia al legittimo assegnatario, il “lavoratore agricolo Occhipinti Calogero” che il 29 Agosto 1954 con atto rogato dal notaio Ernesto Piraino aveva ricevuto il terreno, una lettera di convocazione (nota n.9522) “per conferire su argomenti che interessano il lotto ottenuto in seguito a permuta”. Pochi giorni dopo – il 18 Novembre 1958 – l’assegnatario inviava una lettera in cui dichiarava di “mettere a disposizione dell’ERAS una superficie non superiore ad un ettaro del mio lotto, n. 73 del piano di ripartizione 366 di Monreale, occorrente per la costruzione di un sottoborgo, con l’impegno da parte dell’Ente di assegnarmi altro appezzamento di terreno la cui superficie, in valore, corrisponda alla terra ceduta”.
Nella nota n.9774 del 22 Novembre 1958, in modo decisamente solerte, l’Ente accertava – attraverso il Centro di S. Giuseppe Jato – “se nella zona vi sia del terreno assegnabile derivante da piccoli conferimenti o comunque a disposizione dell’Ente”. Appurata la possibilità di costruire il borgo ridotto per un’estensione di “ml 145×60 pari a 8700mq” sul lotto n.73, il 2 Dicembre 1958 con nota n.4940 viene inviata dall’Ufficio Tecnico – con allegata copia del P.R. 366 – formale richiesta di avviare la “pratica amministrativa allo scopo di rendere libera l’area per poter dare inizio ai lavori già appaltati.” Difatti, il progetto di Borgo Desisa era datato 13 Giugno 1958. Nella relazione tecnica, redatta dalla Sezione di R.A. – Ufficio Tecnico-Borghi e firmata dall’Architetto Antonino Barraco, viene descritto un progetto “per la costruzione di un nucleo minimo di servizi”, che avrebbe ripreso lo stile architettonico di Borgo Runza (TP) o di Borgo Cuticchi. Negli anni, difatti, l’ERAS utilizzò varie volte progetti e disegni di altri borghi per comporne di nuovi, abbandonando le linee guida che Nallo Mazzocchi Alemanni nel passato aveva indicato nei suoi scritti sostenendo la necessità di dare un carattere unico e riconoscibile ad ognuno di essi.
Come nei patti stipulati nel Novembre 1958, spettava a Calogero Occhipinti indicare su quale terreno insediare la nuova proprietà. Così, con nota n.5490 del 22 Gennaio 1959 si legge che “l’assegnatario […] ha scelto quello relativo alla Ditta Leoni Andrea di ha1.40.42, per integrare il suo lotto su cui dovrà sorgere il borgo dei servizi”.

Nonostante ciò, la richiesta avanzata non fu accolta, tanto che l’ERAS – attraverso il suo Ufficio Gestione e Acquisizione Terreni, presieduto in quel momento dall’On. Prof. Francesco Pignatone – decise di acquistare exnovo terreni nelle aree limitrofe al P.R. Tali nuove acquisizioni avrebbero risolto un ulteriore problema denunciato nella nota n.38385 del 13 Maggio 1960 – ulteriormente sottolineato con nota n.75175 del 12 Settembre 1960 – e che andavano contro i “fini ultimi della Riforma Agraria”. Nel documento si legge che “dagli accertamenti eseguiti […] è risultato che alcuni lotti […] non sono adatti all’utilizzazione agraria e non possono, quindi, garantire ai rispettivi assegnatari i mezzi necessari al mantenimento di un tenore di vita civile, per quando modesto”. Se tali problemi non fossero stati risolti, era chiaro il fallimento dell’opera di riforma sul feudo di Desisa.
Nei mesi successivi, benchè varie lettere di sollecito, ben poco si riuscì a risolvere: il 26 Settembre 1960 – a due anni e mezzo dalla prima relazione tecnica – la nota n.70640 denunciava come l’appalto dei lavori all’impresa non era stato ancora consegnato “per indisponibilità del terreno” e si sottolineava come “l’impresa  ha già manifestato l’intendimento di mettere in mora l’Amministrazione onde chiedere il 10% dell’importo di contratto per il mancato utile a seguito della non avvenuta consegna dei lavori” (vedi nota n.88595 del 27 Ottobre 1960).
Il 3 Novembre 1960, la nota n.7507 assicurava che l’Uff. Amministrativo R.A., dietro rischiesta dell’Uff. Assegnazioni, avrebbe incaricato in breve tempo l’Uff. Espropriazioni ad “iniziare, previo contatto col Servizio Ingegneria, le procedure espropriative in ordine al terreno oggetto della costruzione”. Facendo seguito alla nota precedente, i tecnici incaricati iniziarono le trattative per l’acquisto di un “terreno occorrente per la integrazione” da attribuirsi all’assegnatario Occhipinti “in sostituzione della zona che quest’ultimo ha ceduto per la costruzione del Borgo DeSisa”. Il terreno individuato ricadeva nel Comune di Camporeale offerto dalla Ditta Sacco Attilio per un’estensione di ettari 1.56.00.
Il 24 Aprile 1961, con nota n.33640 si determina la modifica del P.R. 366 – da ora P.R. 366 mod. e suppl. – per “provvedere alla integrazione del lotto 73 utilizzato in parte per la costruzione di un borgo ridotto” e riadattarlo alla permuta di Occhipinti.
A sbrogliare la controversia dell’assegnazione intervenne l’Assessore dell’Agricoltura e Foreste Gustavo Genovese che in data 29 Agosto 1961

ordina all'assegnatario OCCHIPINTI Calogero [...] di rilasciare immediatamente in favore dell'Ente di Riforma Agraria in Sicilia la superficie di aree 66.00 compresa nella part.9 del fgl108 relativo ai terreni conferiti in territorio di Monreale contrada De Sisa dalla ditta Di Lorenzo Mario fu Nicolò, destinata alla costruzione del Borgo De Sisa, non facente più parte del lotto n.73 del P.R.n 366/Mod. e Suppl.

Nonostante il decreto assessoriale e i vari bollettini interni all’Ente, l’assegnatario continuava ad opporre resistenze allo scorporo del terreno, come denunciato dalla nota n.3294 del 17 Giugno 1961. Quest’ultima riprendeva brevemente la relazione di sopralluogo avvenuta il 5 Giugno 1961 da parte dell’Ing. Michelangelo Girandoli del Servizio Borghi e del Dott. Orazio Iemmolo del Servizio Amministrativo R.A. che descrissero in modo preciso l’accaduto. Individuato e delimitato il rettangolo di terra di 55x120m, l’Occhipinti “ebbe a dichiarare che è propenso a rilasciare l’appezzamento medesimo ricevendo in cambio l’altro appezzamento dell’estensione di ha1.40.42 conferito dalla ditta Leoni Andrea e già attribuito, ad integrazione, al lotto stesso col n.73 bis (foglio 122 -part. 5/b), nonchè di avere pagati subito, e prima della consegna del terreno all’impresa appaltatrice dei lavori di costruzione del Borgo, i danni derivanti dall’esproprio”.
L’ERAS, quindi, richiamava la possibilità di ricorrere “all’Art.2 del D.L.P 5 Agosto 1952 n.12 decreto d’immediato rilascio relativamente allo spezzone di terreno in questione”.
Rimaneva però un problema, quello della consegna dei lavori all’Impresa incaricata già nel 1959. L’ERAS, infatti, con nota n.54661 del 13 Luglio 1961 continuava promettere e rassicurare che entro brevissimo tempo si sarebbe dato l’avvio alla costruzione delle strutture. Ormai stanco dei continui rinvii, però, Calogero Camilleri era pronto a passare “l’incarico al mio legale perche provveda a farsi conseguire quanto mi è dovuto a meno che non mi pervenga entro dieci giorni da oggi un’offerta concreta da parte di codesto On.Ente”.
Le uniche alternative rimaste per risolvere la controversia sembravano essere due: da un lato “attendere l’azione legale minacciata dal Camilleri” e dall’altro “chiedere all’Assessorato l’autorizzazione a poter concedere un lavoro del saputo importo a trattativa privata”. Purtroppo, dai documenti d’archivio non sappiamo come si sia conclusa la questione ma possiamo presumere dalla mancata costruzione del borgo che i tempi si siano protratti oltre la convenienza stessa di far sorgere dei servizi in quella zona.
Ciò che rimane oggi di tutta questa storia sono le case coloniche assegnate ai contadini. La disposizione delle abitazioni sul territorio rispecchia quella di Val di Bella, nei pressi di Alcamo, Maroccia e Dagala Fonda con le case affacciate sulla strada di bonifica in cui ancora oggi è possibile delineare chiaramente i terreni assegnati.
Oltre alle informazioni che derivano dagli archivi e che si attestano su un ben delineato contorno storico, Borgo Desisa si trova in una zona in cui la tradizione popolare e la realtà si confondono. Questo è, infatti, il territorio in cui si dice che siano custoditi dei tesori immensi che costituiscono “u bancu di Disisa”. In questa zona esisterebbe una grotta ricca di monete d’oro e d’argento, di brillanti e di oggetti preziosi. Molti hanno tentato di portar via qualcosa ma, secondo la leggenda, non sono riusciti a ritrovare la strada d’uscita se non dopo aver lasciato ciò che avevano preso. Secondo gli antichi l’unico modo per poter portar via qualcosa dalla grotta è quello di prendere tre Santi Turrisi provenienti dai tre angoli opposti del regno, successivamente trovare una cavalla bianca, ammazzarla e toglierle le budella; le persone dovrebbero mangiare le budella fatte a frittella, ammazzare i tre Santi Turrisi e, a questo punto, il tesoro potrà essere portato via [fonte Tradizioni Siciliane]

Un grande Re turco incontrando dei siciliani domandò loro: – Si sbancò u Bancu ri Disisa?- e alla risposta negativa esclamò: Povira Sicilia!

Nel corso degli decenni, la leggenda è stata trattata da grandi studiosi di tradizioni popolari ed etnoantropologi siciliani quali Giuseppe Pitrè, Giuseppe Cocchiara e Salvatore Salomone Marino. Sulla posizione della grotta non si hanno notizie certe e men che meno del tesoro. L’unica cosa certa è che le case di Desisa stanno subendo l’azione corrosiva del tempo annullando ciò che l’uomo aveva costruito li dove sorge il paese di Grisì, termine che sembrerebbe derivare dal greco χρυσός (Krysòs) “Oro”, diventato in periodo bizantino grysòs, cioè “Terra d’oro”, fertile e feconda.