Mappa
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VILLAGGI OPERAI
Sono indicati i villaggi operai realizzati sul progetto del Ministero dei Lavori Pubblici — (Anni Venti\Trenta)
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ECLS
Indica i borghi rurali costruiti dall'Ente di Colonizzazone del Latifondo Siciliano (ECLS) — (Anni Quaranta)
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ERAS
Sono indicati i borghi rurali costruiti dall'Ente di Riforma Agraria per la Sicilia (ERAS) — (Anni Cinquanta)
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ALTRO
Sono indicati i paesi, santuari ed altro ancora che abbiamo inserito nella ricerca per motivi di valore storico e per peculiarità sonore
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CASE CANTONIERE
Sono indicate le case cantoniere costrutite dall'Amministrazione Provinciale di Palermo (Anni Trenta)
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ECLS (non realizzati)
Indica i borghi rurali progettati e non realizzati dall'Ente di Colonizzazone del Latifondo Siciliano (ECLS) — (Anni Quaranta)
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CONSORZI DI BONIFICA
Sono indicati i borghi rurali costruiti dai diversi Consorzi di Bonifica della Sicilia (Anni Cinquanta)
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ENTE VEIII
È indicata l'azienda sperimentale di Sparacia avviata dall'Ente Vittorio Emanuele III per il Bonificamento della Sicilia (Anni Trenta)
I borghi rurali costruiti in Sicilia sono numerosi e si distinguono per periodo di fondazione, caratteristiche architettoniche, servizi e finalità d’uso. Le prime realizzazioni risalgono agli anni Venti del Novecento quando per volere del Ministero delle Opere Pubbliche si iniziano a fondare i villaggi operai seguendo uno schema predefinito e riassunto in una circolare del 1925. La funzione iniziale è quella di favorire i lavori di bonifica ed in seguito ospitare le prime famiglie coloniche di contadini come indicato dalle leggi in materia di migrazioni interne.
In Sicilia, alcune case cantoniere assumono valore rurale tanto che l’amministrazione provinciale di Palermo costruisce nove gruppi di abitazioni per ospitare i lavoratori stradali che sono vere e proprie case rurali.
Se l’Ente Vittorio Emanuele III per il Bonificamento della Sicilia lascia solo progetti, l’Ente di Colonizzazione del Latifondo Siciliano (ECLS) li attua e amplia il proprio operato. Negli anni Quaranta, infatti, sono realizzati quindici borghi rurali di fondazione provvisti dei servizi necessari a garantire la vita nell’esteso latifondo che si vuole provare a spezzare. La guerra impone, però, una pausa ma dagli anni Cinquanta grazie all’Ente di Riforma Agraria per la Sicilia (ERAS) il volto del paesaggio rurale riprende ad essere puntellato di nuovi centri rurali.
Per decenni affidati all’oblio, oggi i luoghi che raccontiamo attraverso le registrazioni sul campo, i materiali d’archivio e le fonti bibliografiche sono riscoperti e diventano oggetto di un rinnovato interesse di studiosi ed appassionati ma anche delle istituzioni locali consapevoli del valore storico e di appartenenza che questi luoghi rappresentano.
La mappa che abbiamo realizzato consente di individuare i vari borghi che fanno parte della nostra ricerca. Essendo in continuo e costante aggiornamento è soggetta a modifiche, correzioni ed aggiunte. Per una maggiore fruizione e per individuare facilmente i diversi centri rurali, è stata fatta una suddivisione in base a caratteristiche temporali e architettoniche: in questo modo, la mappa riporta i borghi realizzati dall’Ente di Colonizzazione con il pin rosso, con il pin blu quelli progettati ma non realizzati dallo stesso ente. Con il pin arancione, invece, sono indicati i borghi rurali costruiti per volontà dell’Ente di Riforma Agraria; con il pin viola i borghi dei Consorzi di Bonifica; con il pin giallo i villaggi operai; con il pin grigio le case cantoniere dell’Azienda Autonoma Statale dello Stato; con il pin ciano i centri dell’Istituto Vittorio Emanuele III ed infine abbiamo riportato nella mappa le borgate o i paesi abbandonati non di fondazione con il pin verde.
Ad accompagnare la mappa, abbiamo tracciato i passaggi fondamentali della storia della Bonifica, della Colonizzazione e della Riforma Agraria in Sicilia, indicando leggi e decreti che ne hanno influenzato il percorso storico.
Con la Legge 2 gennaio 1940, n. 1 per la “Colonizzazione del latifondo siciliano”, veniva istituito l’Ente di Colonizzazione del Latifondo Siciliano (ECLS) dotato di personalità giuridica di diritto pubblico, posto alle dipendenze del Ministero dell’Agricoltura e delle Foreste, con il compito di assistere, tecnicamente e finanziariamente, i proprietari nell’opera di trasformazione del sistema agricolo produttivo e di procedere direttamente alla colonizzazione delle terre delle quali l’ente acquistasse la proprietà o il temporaneo possesso.
L’Ente assorbiva, per espressa disposizione della Legge, l’Istituto Vittorio Emanuele III per il bonificamento della Sicilia e gli succedeva nei diritti patrimoniali ed in ogni rapporto giuridico attivo e passivo.
Nell’ambito del disegno di perseguimento della formazione di poderi autosufficienti, dotati di case coloniche, si inseriva anche quello della costruzione di borghi rurali che potessero attirare famiglie di contadini anche in aree che, sebbene fertili o rese tali dall’opera di bonifica, restassero tuttavia poco accettabili per la lontananza dai centri urbani o dalle aggregazioni di case già esistenti e, quindi, prive dei più elementari servizi.
I borghi rurali erano concepiti come dei piccoli villaggi in una versione architettonica moderna, dotati dei principali servizi (scuola, chiesa, ufficio postale, bevai, stazione dei carabinieri, ecc.). Ad essere inaugurati nel 1940 furono:
- Borgo Petilia [prov. di Caltanissetta]
- Borgo Lupo [prov. di Catania] – vai alla scheda
- Borgo Giuliano [prov. di Messina] – vai alla scheda
- Borgo Cascino [prov. di Enna] – vai alla scheda
- Borgo Schirò [prov. di Palermo] – vai alla scheda
- Borgo Fazio [prov. di Trapani] – vai alla scheda
- Borgo Bonsignore [prov. di Agrigento]
- Borgo Rizza [prov. di Siracusa] – vai alla scheda
Al 10 luglio 1943, giorno dello sbarco alleato e inizio dello stato di emergenza in Sicilia, si trovavano in corso di costruzione altri sei borghi, dei quali 5 del tipo A ed uno del tipo B. Per Borgo Fiumefreddo, l’unico di tipo C, si completarono solo le opere di fondazione. I progetti di Borgo Guttadauro e Borgo Borzellino erano già stati presentati nel 1940 ma solo successivamente iniziarono i lavori. A questo secondo lotto appartengono:
- Borgo Callea [AG] – vai alla scheda
- Borgo Guttadauro [CL] – vai alla scheda
- Borgo Caracciolo [CT] – vai alla scheda
- Borgo Borzellino [PA] – vai alla scheda
- Borgo Bassi [TP] – vai alla scheda
- Borgo Ventimiglia – tipo B [CT]
- Borgo Fiumefreddo – di tipo C [SR]
L’Ente di colonizzazione aveva progettato altri centri rurali con le stesse caratteristiche dei precedenti che, però, rimasero solo su carta. Ad alimentare e completare il programma di scorporo dei latifondi sarebbero dovuti essere anche:
- Borgo Ingrao [PA] – vai alla scheda
- Borgo Tagliavia o Bonanno [PA] – vai alla scheda
- Borgo Ferrara [PA]
- Borgo Quattro Finaite Giardo [PA]
- Borgo Burrainiti [AG]
- Borgo Ciolino [CL] – vai alla scheda
- Borgo Francavilla [ME] (realizzato dall’ERAS) – vai alla scheda
- Borgo Manganaro [PA] (realizzato dall’ERAS)
- Borgo Carrubba – di tipo C [PA]
Dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale in Sicilia la problematica del passaggio dal latifondo e dal bracciantato alla piccola proprietà contadina, si inserì in un assetto istituzionale del tutto nuovo. Infatti, nel 1946 fu istituita la Regione Siciliana a cui venne vennero attribuite competenze esclusive in materia di agricoltura e vennero affidate alle scelte legislative dell’Assemblea Regionale, «nei limiti delle leggi costituzionali dello Stato e senza pregiudizio delle riforme agrarie e industriali deliberate dalla Costituente del popolo italiano», le materie dell’agricoltura e foreste, della bonifica, degli usi civici, dell’incremento della produzione agricola (insieme a quella industriale) e della valorizzazione, distribuzione e difesa dei prodotti agricoli.
La riforma agraria, nelle sue due componenti, di scorporo dei latifondi con assegnazioni e di assistenza tecnica agli agricoltori, fu gestita dall’Assessorato Regionale all’Agricoltura e alle Foreste che si avvalse, nei primi anni dell’Ente per la Colonizzazione del Latifondo Siciliano, che successivamente, nel 1950, assunse la denominazione di Ente per la Riforma Agraria in Sicilia (ERAS) e dei consorzi di bonifica già esistenti.
Con la Legge Regionale 27 dicembre 1950, n.104, intitolata Riforma Agraria in Sicilia ed atto di nascita dell’ERAS, si dispose di continuare il disegno di costruzione dei borghi rurali, delle case coloniche, degli acquedotti e bevai e degli invasi collinari, con ciò continuandosi l’opera dell’Ente di colonizzazione ed al fine di rendere, oltre che economicamente efficace, anche confortevole la vita degli agricoltori nelle campagne. Tra i progetti di borghi che passarono da un ente all’altro vanno citati quelli di Manganaro e Francavilla ovvero Schisina.
Con una Legge successiva – la n. 9 del 5 aprile 1954 – la Regione Siciliana decise anche di affidare all’ERAS (Ente per la Riforma Agraria) la costruzione di altri borghi rurali per raggiungere l’obiettivo della bonifica delle campagne. e di tenere i contadini il più vicino possibile alla terra, offrendo loro alloggi e servizi indispensabili. In base al successivo decreto assessoriale vennero classificate in dettaglio le caratteristiche per ciascun borgo (A-B-C), riproponendo la suddivisione già indicata dal Decreto n.11255 del 1941. In base alla Legge del 1954, vennero completati alcuni borghi la cui costruzione era cominciata precedentemente e ne vennero realizzati altri.
La Legge Regionale 10 agosto 1965, n. 21 trasformò l’ERAS in ESA e il nuovo Ente continuò nei compiti dell’ERAS, di riforma del latifondo e di costruzione di strade, trasformazione in rotabili delle trazzere, adduzione di acque, assistenza tecnica agli agricoltori, costruzione di bacini, dighe, condotte, impianti elettrici, ma non continuò l’impegno verso i borghi rurali, pur restando incaricata L’ESA, in qualità di concessonario, della gestione di quelli esistenti (facenti parte del demanio regionale).
Col passare degli anni i borghi rurali hanno perso la loro importanza e alcuni sono stati spopolati lasciati in stato di abbandono; in altri casi sono usati solo i servizi comuni.
Adesso quasi tutti i borghi sono diventati di proprietà dei comuni di riferimento, trasferiti dall’ESA che li aveva in gestione, in base all’art. 1 della Legge n.890 dell’8/6/1942 con il vincolo della destinazione perpetua ad uso di pubblica utilità.
Solo alcuni borghi sono ancora abitati dagli eredi legittimi dei contadini della riforma agraria mentre altri risultano in parte occupati abusivamente. Qualche borgo è stato affidato in gestione temporanea a istituzioni culturali o a Enti Pubblici, che perseguono esclusivamente fini di rilevante interesse culturale o ad altri enti, istituti, fondazioni o associazioni riconosciute. (es. Croce Rossa, Comunità Cattoliche ecc…)
Attualmente sono nella disponibilità dell’ESA i seguenti borghi:
- Borgo Baccarato (Aidone) – vai alla scheda
- Borgo Bonsignore (Ribera)
- Borgo Grancifone – La Loggia (Agrigento)
- Borgo Lupo (Mineo) – vai alla scheda
- Borgo Pasquale (Cammarata) – vai alla scheda
- Borgo Gattuso – Petilia (Caltanissetta)
- Borgo Vicaretto (Castellana Sicula) – vai alla scheda