BORGO SFERRO

TIPO DI BORGO — villaggio operaio \ a

progettista —  Pasquale Prezioso \ Giuseppe Nicosia, Bartolo Toscano, Francesco Ursino

data di progetto — 1925 \ 1953

località — c.da sferro

stato di conservazione — ristrutturato \ mediocre

Sferro è l’unico villaggio operaio costruito nella zona orientale della Sicilia. La sua fondazione si basa sulle indicazioni dell’Ing. Pasquale Prezioso, inserite nella circolare del 21 giugno 1925 del Ministero dei Lavori Pubblici retto da Giovanni Giuriati.
Il centro segue lo schema applicato a Borgo Littorio e a Borgo Regalmici: una piazza quadrangolare sui cui si affacciano i servizi primari e attorno, disposti in file parallele, gli alloggi per gli operai impiegati nella realizzazione di opere pubbliche.
Secondo l’art. 14 del R.D. 18 novembre 1928, n.2874 in cui si indicano le direttive per lo sviluppo delle migrazioni interne, i villaggi operai possono assumere carattere di stabilità

quando le opere, per le quali è richiesto largo e continuativo impiego di lavoratori migranti, quali le bonifiche e le grandi trasformazioni fondiarie, le sistemazioni dei corsi d'acqua, la costruzione di gruppi di strade ordinarie e di ferrovie e altre, sono eseguite in località spopolate o malsane

In base alle disposizioni di legge il villaggio operaio, una volta completati i lavori di «trasformazione o ad opera compiuta», può essere facilmente adattato a centro agricolo per l’alloggio della famiglie coloniche. I servizi previsti sono la scuola, la chiesa, la caserma dei Carabinieri, l’ambulatorio medico, il dopolavoro ed un appezzamento di terreno «da destinare a coltivazioni orticole e a frutteto di circa un terzo di ettaro» per ogni famiglia residente.
Le prime pratiche inerenti il villaggio agricolo di Sferro risalgono al 30 settembre 1926 quando il Provveditorato alle Opere Pubbliche prende in esame la realizzazione della «Strada n.29 da Bivio della strada per Giardinelli alla Stazione di Sferro — Costruzione di un villaggio agricolo presso la Stazione di Sferro». Il progetto esecutivo, presentato dalla Società Siculo Lombarda, risale al primo agosto 1926 per un importo di 1.360.000Lire, integrato il 31 agosto dall’Ufficio del Genio Civile e ridotto a 1.210.000Lire. La località è ritenuta adatta non solo perché soddisfa i requisiti igienico-agrari, purché si provveda all’impianto di una stazione sanitaria, ma soprattutto perché prossima all’allacciamento dei quattro tronchi stradali che la Società realizzerà tra la stazione di Sferro e il bivio della strada per Giardinelli, tra la stazione di Raddusa e quella di Gerbini, tra la stazione di Sferro e Barca di Paternò e tra la stazione di Sferro e la Provinciale Raddusa – Portiere Stella.
In particolare, il progetto per il villaggio agricolo di Sferro

prevede la costruzione di 28 alloggi, di cui n.12 del tipo A, n.4 del tipo B, n.8 del tipo C e n.4 dei tipi E-D capaci di far ricovero nel complessi a n.624 operai, e poscia a 40 famiglie di agricoltori

La proposta della Società Siculo-Lombarda non ottiene il parere positivo dal Provveditorato che valuta nuovamente i documenti presentati dall’impresa il 20 marzo 1927. Con il voto n.380, si osserva come l’elaborato precedente non è accettato sia a causa «della entità delle previsioni, apparsa eccessiva in quanto a numero di fabbricati, sia [per la] mancanza di previsioni di un sufficiente appezzamento di terreno per ogni famiglia di coltivatori; e di un fabbricato per la stazione sanitaria suggerita dal Medico Provinciale, nonché nei riguardi della deficienza di dettaglio di alcune previsioni, della inammissibilità in genere dei prezzi unitari […] e della mancanza del capitolato speciale d’appalto».
In base a tali considerazioni, l’impresa presenta un nuovo elaborato, «tenendo presenti le osservazioni di cui all’anzidetto voto». I fabbricati sono adesso adeguati alle reali necessità e ridotti a quindici: sei di tipo A, tre di tipo B, due di tipo C, due di tipo D, uno di tipo E ed F nei quali possono essere ospitati trecentocinquanta operai e successivamente ventisei famiglie contadine. La stazione sanitaria con l’alloggio per il medico, la sala di pronto soccorso, il dispensario ed un piccolo ospedale con sei letti si trova in uno dei due padiglione di tipo D mentre per gli alloggi  dei coltivatori si destinano i padiglioni di tipo A, B e C, provvisti di due fornelli e impianto igienico. L’altro fabbricato del tipo D e quello del tipo F ospitano la sede municipale e negozi, mentre la scuola trova spazio nei locali del padiglione di tipo E.
L’area di fondazione, costituita da

terreno in pendio relativamente lieve, sarà sistemato con gli opportuni movimenti di terra, ed i padiglioni verranno distributi ed ubicati colle relative aree annesse in modo da costituire una piazza centrale quadrata di m.30 di lato fiancheggiata da strade di m.10 inghiaiate per m.6 di larghezza e dotate di banchine di m.2.00 separate dalla carreggiata da guide longitudinali di pietra
 

Il progetto ottiene l’approvazione per un importo ridotto e complessivo di 992.900Lire, riducibili a 962.900Lire per la parte a carico dell’amministrazione. La cifra si allinea alle indicazioni ministeriali, secondo cui nella prima fase la spesa massima concessa è di 810.000Lire per gli alloggiamenti operai e di 970.000Lire per le abitazioni dei coltivatori.
Il 5 marzo 1929 si redige una perizia di completamento per un importo di 59.000Lire riguardante i saggi per le ricerche idriche, la sistemazione della trazzera che dalla stazione conducono al villaggio ed ulteriori lavori minori come l’acquisto e  l’innaffiamento delle piante, dei fasci littori in pietra da taglio, tabelle, vetri etc. L’approvazione da parte del CTA del Provveditorato arriva il 6 luglio di quell’anno con voto n.847.
Poco prima della dichiarazione dell’assalto al latifondo del 20 luglio 1939, il villaggio di Sferro è al centro di questioni economiche tra impresa e Provveditorato che trovano soluzione il 22 giugno quando la Società Siculo-Lombarda accetta «a tacitazione di ogni pretesa la somma di 23.400Lire e di rinunciare al giudizio arbitrale».
La vita di Sferro si è intrecciata, come accaduto ad esempio a Borgo Rizza, a Borgo Guttadauro, a Borgo Bassi e a Borgo Giuliano, con le vicende dello sbarco alleato in Sicilia nell’estate 1943. Se una delle battaglie decisive dell’Operazione Husky si svolge tra Troina e Cesarò, a Sferro va in scena quella del Simeto tra la fanteria tedesca e quella inglese. Oggi a ricordo di quelle giornate rimane un memoriale a poca distanza dal villaggio agricolo.

Dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, la problematica del passaggio dal latifondo e dal bracciantato alla piccola proprietà contadina si inserisce in un assetto istituzionale del tutto nuovo. Nel 1946, viene istituita la Regione Siciliana a cui si attribuiscono competenze esclusive in materia di agricoltura «nei limiti delle leggi costituzionali dello Stato e senza pregiudizio delle riforme agrarie e industriali deliberate dalla Costituente del popolo italiano». Si affidano, inoltre, all’Assemblea Regionale scelte legislative su agricoltura e foreste, bonifica, usi civici, incremento della produzione agricola (insieme a quella industriale) e della valorizzazione, distribuzione e difesa dei prodotti agricoli.
La riforma agraria, attuata per scorporare i latifondi con assegnazioni e fornire assistenza tecnica agli agricoltori, è gestita dall’Assessorato Regionale all’Agricoltura e alle Foreste che si avvale, nei primi anni, dell’Ente di Colonizzazione del Latifondo Siciliano che, attraverso la Legge n.104 del 27 Dicembre 1950, assume la denominazione di Ente per la Riforma Agraria in Sicilia (ERAS). Ad affiancare e coadiuvare l’Ente regionale sono i Consorzi di Bonifica che si occupano tra le altre cose anche della redazione di piani di bonifica, della progettazione e realizzazione dei borghi rurali.
In occasione del Convegno Nazionale delle Bonifiche e Irrigazioni, tenutosi a Palermo nel marzo 1952, il Consorzio della Piana di Catania presenta una monografia sulle opere di bonifica e sull’attività svolta nei venticinque anni dalla sua costituzione, avvenuta grazie al regio decreto n.740 del 3 febbraio 1927. Dal principio, le attività si incentrano sulla realizzazione di una rete stradale capillare, su lavori di piccola bonifica e manutentivi. Solo nel dopoguerra, grazie ai fondi del Piano Marshall e della Cassa per il Mezzogiorno, il ritmo delle attività accelera notevolmente: il 31 dicembre 1950 è elaborato il piano generale di bonifica, relativo alla sistemazione idraulica, alla costruzione e allo sviluppo della rete stradale nell’area del consorzio, all’esecuzione delle opere di raccolta e distribuzione delle acque irrigue e potabili e alla realizzazione dei borghi rurali. I centri sono progettati «in prossimità dei nodi stradali o delle stazioni ferroviarie, al fine di rendere più agevole l’accesso della popolazione rurale nei borghi». Il consorzio pianifica dieci centri di servizio «per poter corrispondere alle fondamentali esigenze di vita civile (servizi civili, religiosi, di svago, etc.)», per una spesa complessiva di 1.500.000.000Lire. Si scelgono le zone prossime alla stazione di Sferro, Gerbini, Motta – S.Anastasia, S.Martino – Piana, Passomartino e le contrade di Gammarellazzo, Sigona, Sigonella, Bracco Albano e Tenuta Lazzi.
Tra questi, quello che interessa direttamente la nostra scheda è il Borgo Rurale pianificato dal Consorzio di Bonifica in Contrada Gerbini. Il 14 marzo 1953, l’Arch. Giuseppe Nicosia, l’Arch. Bartolo Toscano e l’Ing. Francesco Ursino stilano il progetto che è approvato il 19 aprile dal Comitato Tecnico per la Bonifica Integrale per la Piana di Catania in base alle disposizioni dell’art.1 della Legge n.755/1930. L’Assessorato Agricoltura e Foreste affida al Consorzio l’esecuzione dei lavori, stipulata con decreto n.2/5235 del 28 dicembre 1954. Il Borgo, grazie ai servizi tipici di un centro rurale di tipo A, soddisfa le necessità della popolazione rurale e completa le opere di miglioramento fondiario della zona. Secondo progetto, la disposizione degli edifici gira attorno ad una piazza centrale su cui si trova la chiesa e la canonica, la delegazione comunale e l’ufficio postale, l’ufficio dell’Ente di Bonifica, i negozi e la trattoria. Ad est, sorge l’area istituzionale con la caserma dei Carabinieri, l’ambulatorio medico e la scuola mentre ad ovest su “Piazza delle Erbe” gli spazi di aggregazione sociale sono garantiti dalla sala riunioni, dal mercato coperto, dalla casa del contadino e dal cinematografo, unicum tutti i borghi rurali siciliani di fondazione. Circa due mesi dopo, il 12 maggio 1953, è inoltrata la domanda di concessione per l’avvio dei lavori al Provveditorato alle Opere Pubbliche che esprime parere favorevole al progetto.
Il 25 febbraio 1956, si presenta una perizia suppletiva per modificare la sede dalla Contrada Gerbini all’area afferente alla particella n.118 del foglio n.90 del Comune di Paternò. La perizia è accolta e approvata con decreto assessoriale n.5/1980 del 16 marzo 1956. Si avviano, così, le procedure per la realizzazione di Borgo Sferro che, nonostante le dimensioni ridotte dei terreni di riforma presenti nel proprio raggio di influenza, risulta in una posizione «meglio rispondente alle finalità della costruenda opera». I lavori sono avviati il 26 aprile 1956 e, malgrado diversi ritardi, si concludono il 15 dicembre 1958. Come accaduto a Borgo Filaga, il nuovo centro agricolo di Sferro va ad ampliare il vecchio villaggio operaio grazie alle strutture di servizio che dovrebbero incoraggiare l’insediamento e sfavorire l’esodo al Nord.
Confrontando le IGM25.000 con le carte di progetto, si nota come il Consorzio decida di spostare l’ambulatorio medico da Ovest a Est e di non realizzare il mercato, il cinema e la casa del contadino per dar spazio a sopravvenute necessità, sintetizzabili in:

  • completamento del Borgo con variazione delle finalità delle opere prima ineseguite
  • demolizione delle opere interessate da assestamenti dovuti a causa di forza maggiore ed esecuzione di un drenaggio profondo

Nel primo caso, si costruisce un capannone di metri 15×60 dove «possano confluire liberamente sia i singoli produttori di prodotti agricoli che i consumatori per svolgere quella libera attività di vendita-acquisto oggi presente lungo tutte le strade della Piana di Catania». Nel secondo caso, invece, si prova a trovare una risoluzione per i problemi di stabilità di alcune opere.

Il 21 novembre 1956, durante un «violentissimo nubifragio», si verificano dei cedimenti nei terreni di fondazione con conseguenti danni alle opere. Analoghi fenomeni si riscontrano durante un altro temporale tra il 21 ed il 23 novembre 1958 che determinano l’approvazione dei D.A. n.13757 del 28 ottobre 1957 e n.12958 del 27 ottobre 1958 per l’esecuzione di due perizie di variante tecnica e suppletiva, redatte sia per riparare alcuni danni alla Chiesa, alla Canonica e alla Delegazione Municipale dovuti a causa di forza maggiore sia per nuove opere risultate necessarie.
La situazione di Borgo Sferro è descritta dal verbale di collaudo del 28 febbraio 1959 in cui si constata che il movimento franoso continua a progredire seppure con estrema lentezza. Si accerta, inoltre, la presenza a monte del Borgo di pozzi d’acqua discretamente profondi che, durante l’inverno, arricchiscono la falda freatica rendendo il suolo poco solido. La soluzione indicata per evitare che ulteriori edifici possano subire danni è quella di prosciugare la zona del Borgo e quella adiacente a monte con la costruzione di drenaggi delle acque del sottosuolo. L’Assessorato competente, con nota n.9230 del 23 novembre 1958, suggerisce al Consorzio le disposizioni necessarie per l’espletamento di studi che verifichino sia le cause del fenomeno sia la definizione dei provvedimenti da adottare. Si affida al Prof. Bartolo Baldanza dell’Università di Catania l’incarico di effettuare gli studi richiesti. I risultati, inviati agli uffici dell’Assessorato Agricoltura e Foreste con nota n.579 del 7 febbraio 1964, portano all’esecuzione di saggi e rilievi topografici di superficie, approvati con nota BO/2575 dell’8 aprile 1964.
I cedimenti continui e non ancora esauriti, portano un «equilibrio assolutamente instabile con fratture, distacchi tra le murature dell’ordine di 10 – 20 cm, pareti inclinate, coperture dissestate». Si decide, così, di stanziare 256.500.000Lire ed operare con somma urgenza «la demolizione dei fabbricati […] e questo lavoro deve essere eseguito con ogni cura e cautela onde evitare danneggiamenti ai corpi edili limitrofi o aderenti». Gli edifici colpiti dal dissesto costituiscono non solo «un reale e imminente pericolo per l’intensa vita ed attività» esistenti a Borgo Sferro ma anche un problema per gli altri edifici, trovandosi nella parte centrale del centro.
Le vicissitudini fin qui esposte hanno cambiato profondamente l’aspetto del centro catanese: oggi rimangono solo le due ali adibite inizialmente a Caserma Carabinieri, delegazione municipale e poste e dal lato opposto della piazza l’ala degli uffici del consorzio, gli spazi per i negozi, il bar, la trattoria e la sala riunioni. Poco distante, l’edificio scolastico è stato convertito in rimessa.
In “Padre Simeto ed i suoi figli”, video prodotto dall’Istituto Luce ed oggi fruibile integralmente sul sito Archivi dello Sviluppo Economico Territoriale (ASET), si descrivono gli interventi realizzati dalla Cassa per il Mezzogiorno per disciplinare le acque della piana di Catania, afflitta per secoli dalla siccità, per renderle produttive e consentire così lo sviluppo di agricoltura e industria. Il documento ritrae Borgo Sferro appena realizzato ma già disabitato se non dal custode e dalla sua famiglia. Nel video, si nota la presenza dell’edificio religioso di cui oggi rimane soltanto il basamento in pietra lavica.
Grazie alla vicinanza con la SS192, con diverse aziende locali e con un piccolo centro industriale, il primo nucleo di Sferro è un vivace snodo ed un punto di riferimento nell’area. Nel 2011, il progetto “Sferro una storia da riprendere, interventi di riqualificazione” ottiene un finanziamento regiona­le di un milione di euro, erogato dall’Assesso­rato Regionale alle Risorse Agricole ed Alimentari. In questa occasione, sono recuperati gli edifici che originariamente erano adibiti ad alloggi per i contadini, l’antico abbeveratoio ed un immobile di proprietà della Regione da adibire a mercato coperto in cui vendere i prodotti tipici della zona. In una delle strutture, è istituita la Biblioteca “Salvatore Quasimodo”, in ricordo del Premio Nobel per la letteratura che qui ha vissuto quando il padre era capostazione della vicina stazione ferroviaria. Inaugurata il 18 aprile 2015, è stata fortemente voluta dal consigliere regionale di SiciliAntica Pippo Virgillito e dal presidente della sede di Paternò Mimmo Chisari che grazie ad un lavoro costante hanno portato il patrimonio librario ad oltre 4.000 testi, grazie anche alla generosa donazione di Angelo Ciravolo. (continua a leggere).
A Borgo Sferro le attività continuano ad affollare la piccola piazza su cui si affacciano gli uffici del Consorzio di Bonifica della Piana di Catania, le rimesse e i magazzini per le macchine e gli attrezzi da lavoro.