borgo roccella
Borgo Piano Cavaliere (in arbëreshë Fusha e Kavaljerit) si trova in territorio di Contessa Entellina e si affaccia sulla ex strada consorziale 30.
Il centro, costruito per iniziativa dell’Ente di Riforma Agraria per la Sicilia (ERAS), fa parte di una rete di borghi rurali e piani di conferimento che avrebbero dovuto scorporare il vasto latifondo. Al 31 dicembre 1951, l’ERAS suddivide nell’isola 64.089ha da affidare agli assegnatari della riforma. Solo nel territorio contessioto, si contano 446.20.15ha ricadenti nelle località Piano Cavaliere, Roccella, Portone, Petraro e Sommacco di proprietà di Letizia Inglese, Carmela, Luisa e Concetta Pecoraro, Elisabetta Valguarnera e Maria Maiorca Mortillaro, cognata dell’esponente della Democrazia Cristiana Franco Restivo, proprietaria di numerosi latifondi. Nei territori di Francavilla di Sicilia, l’ERAS acquista dalla stessa Maiorca Mortillaro centinaia di ettari di terreno e crea un villaggio rurale sparso, identificabile nei sette centri di Schisina, Piano Torre, Morfia, San Giovanni, Monastero Bucceri, Malfitana e Pietrapizzuta.
In base alla Legge 104/1950, viene predisposto, d’intesa con il Consorzio di Bonifica dell’Alto e Medio Belice, un coordinato programma di opere pubbliche che prevede la costruzione di una strada di bonifica, borghi rurali ed un acquedotto per l’alimentazone idrica delle nuove case e dei centri di servizio. I terreni del contessioto vengono suddivisi in 96 lotti dalle caratteristiche e dalle estensioni diverse. Il testo “22 anni di bonifica integrale” riporta che
a Contessa Entellina, nella zona adiacente all’abitato, poichè si presta all’impianto intensivo di fruttiferi, una ventina di lotti saranno di due ettari circa,
nella rimanente parte la superficie attribuita ad ogni lotto è variabile da 3,00 etari ai 5.80.
La diversa ampiezza è naturalmente dovuta alla differente qualità del terreno; si sono fatti più ampi i lotti con terreno mono fertile e si è attribuita ad alcuni lotti parte delle superfici non coltivabili vicine, che, allo stato attuale, rappresentano delle tare.Si è prevista e tenuta presente la sistemazione idraulico-agraria da applicare a questi terreni e la costruzione di buone mulattiere per il libero accesso ad ogni lotto. L’insediamento rurale è stato previsto in tre gruppi principali, di cui uno vicino allo stradale in costruzione, Contessa Entellina-Belice, un altro nel fondo Portone, ed il terzo presso il casamento Roccella.
L’interesse per il frazionamento del latifondo di Contessa Entellina risale al 1939, quando non ancora emanata la legge 1/1940, alcuni proprietari si propongono per la costruzione di diverse abitazioni per contadini. Tra questi, in un articolo apparso sulle colonne del quotidiano “L’ora” dell’agosto 1939, spicca il nome della Mortillaro che ha «volontariamente fatto atto di prontezza per la costruzione di case coloniche» sui propri feudi.
Agli inizi degli anni Quaranta, l’Ente di Colonizzazione del Latifondo Siciliano (ECLS) pianifica la realizzazione di un centro rurale in contrada Carrubba, nei pressi dell’omonima masseria. Il progetto per un borgo di tipo C è dell’agosto 1941 e si sarebbe caratterizzato per i servizi essenziali, come scuola e chiesa, in modo del tutto simile al centro in contrada Fiumefreddo, nel catanese. Tuttavia, l’avanzare della guerra blocca i piani e bisogna aspettare il primo dopo guerra perchè qualcosa si muova.
In Sicilia, dal 1945, si diffondono capillarmente le lotte contadine che scatenano l’occupazione delle terre incolte o mal coltivate e per il riconoscimento dei diritti essenziali degli agricoltori. Anche il territorio di Contessa Entellina è coinvolto. Il Partito Comunista Italiano appoggia l’azione delle masse contadine, mentre gli agrari, dal canto loro, percependo l’approssimarsi di una riforma agraria, si mobilitano per evitare l’esproprio dei terreni. In questo modo, tutti i latifondisti di Contessa distribuiscono ai loro eredi porzioni considerevoli di terra ed altre quote vendute a «gabelloti, campieri e burgisi benestanti». L’applicazione della legge del 1950 impone che tutti i feudi superiori ai 200 ettari siano espropriati mentre quelli che coprono più di 100 ettari devono essere convertiti alla coltivazione intensiva. Ai contadini, però, spettano solo strisce di terra poco produttive, mentre gli appezzamenti migliori rimangono nelle mani dei proprietari.
Nonostante alcuni obiettivi ottenuti dal movimento contadino, la legge di riforma favorisce «tutti i tentativi degli agrari di sfuggire all’esproprio», alimentando le scissioni interne tra i lavoratori della terra. È un’azione politica, i cui fili sono mossi da figure come Franco Restivo, alleato con i monarchici e i democristiani, con l’appoggio del Movimento Sociale Italiano. Lo scopo è quello, solo apparentemente riformista, di distribuire la terra al maggior numero possibile di contadini «per tenere lontano il pericolo del comunismo» ma che in realtà frammenta il movimento. Chi sostiene le lotte non riesce a trasformare questa esperienza in «un’autentica forza rivoluzionaria che avrebbe cambiato radicalmente la struttura del latifondismo» siciliano. E, nonostante i miliardi spesi per attuare la riforma, l’agricoltura che caratterizza le aree interne è rimasta immutata, tanto che «sarebbe più appropriato parlare di riforma fondiaria più che di riforma agraria». Non sono sufficienti le case coloniche, i servizi, la scuola, l’assistenza sanitaria e la corrente elettrica se
la mancanza di credito e sbocchi commerciali, e soprattutto di un’adeguata assistenza tecnica, non [permette] ai nuovi coloni di passare da un’agricoltura di sussistenza a una orientata verso il mercato, obbiettivo che era stato tra i principali della riforma.
Da un lato, ciò determina che i contadini siano costretti a «forme di occupazione precaria», spesso nell’edilizia, e dall’altro lato causa l’emigrazione verso il Nord Italia o all’estero.
Queste sono alcune delle considerazioni che l’antropologo olandese Anton Blok descrive nel 1961, quando arriva a Contessa Entellina per spiegare il contesto sociale e culturale nella Sicilia profonda, riflessioni raccolte nel testo “La mafia di un villaggio siciliano. 1860 – 1960” che potrebbe considerarsi come un affresco paradigmatico e riproducibile anche in altre zone dell’isola dove la riforma agraria, più che un atto di rottura dagli «interessi costituiti, vecchi e nuovi», ha rafforzato il potere e l’integrità dei soliti pochi.
Il territorio di Contessa Entellina ricade nel comprensorio di bonifica dell’Alto e Medio Belice dove, oltre alle opere già realizzate negli anni Quaranta dall’Ente di Colonizzazione del Latifondo Siciliano, l’Ente di Riforma Agraria per la Sicilia (ERAS) prevede numerosi cantieri. Il 19 ottobre 1952 si avviano le assegnazioni dei terreni alle famiglie di contadini che ne diventano proprietarie. Fin dall’alba, grandi folle si ritrovano a Piazza Umberto I dove si svolgono le operazioni di sorteggio. Dopo le assegnazioni, prendono la parola diverse autorità, arrivate per l’occasione: il Presidente dell’ARS On. Giulio Bonfiglio, l’Assessore Giocchino Germanà, il Prefetto Angelo Vicari, il Commissario dell’Ente Rosario Corona e il Sindaco Lo Jacono. Corona difende a suo modo la legge sulla riforma agraria, ne descrive la portata sociale e parla delle attività dell’ente da lui presieduto; elogia la famiglia Maiorca – Pecoraro che «prima fra tutti offrì la terra» ed annuncia che in breve tempo si darà avvio ai lavori per la costruzione delle case coloniche e di tre borghi così da assicurare «l’assistenza religiosa, scolastica e sanitaria»; si rivolge infine a coloro che non sono stati sorteggiati. «L’applicazione della legge di riforma — dice — proseguirà senza soste […] e poichè nei territori di Contessa parecchie terre dovranno essere ancora distribuite, anch’essi nel prossimo o nei prossimi sorteggi otterranno […], il loro podere». È la volta di Germanà che «esordisce dicendo che la cerimonia […] costituisce la prima tappa della realizzazione della Riforma Agraria in Sicilia, perchè qui l’impegno del Governo e dell’Assemblea Regionale ha trovato piena attuazione». La conclusione dell’Assessore è incentrata sul vasto programma di opere di bonifica e di trasformazione, sostenute dalla Cassa per il Mezzogiorno, e sulla certezza di un aiuto tecnico ai contadini dall’Amministrazione Pubblica.
Conclusi i discorsi, molto spesso retorici e autocelebrativi, i contadini si incamminano verso le terre per prenderne possesso. Non solo nel paese arbereshe si è dato avvio al conferimento ma anche a Castronovo, Montemaggiore Belsito e, non a caso, a Francavilla di Sicilia, dove sono stati assegnati i lotti delle contrade Piano Torre II-III, Morfia, Pietrapizzuta, San Giovanni, Malfitana e Monastero Bucceri nei pressi di Borgo Schisina. Danze, colori, volti e speranze che ricordano le cerimonie inaugurali che il 18 dicembre 1940 erano state organizzate dal fascismo per celebrare l’assalto al latifondo. Anche allora le parole e la presenza delle alte cariche dello Stato facevano sperare le masse rurali in una profonda trasformazione che, tuttavia, non fu mai compiuta nemmeno nei decenni successivi.
All’interno del perimetro del Consorzio Alto e Medio Belice si pianificano circa quaranta borghi rurali sia di competenza ERAS che consortile. Al 26 agosto 1955, la situazione all’interno dell’area risulta essere la seguente:
Borghi del Consorzio
Borghi di tipo A | Borghi di tipo B | Borghi di tipo C |
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Borgo Giacomo Schirò (ECLS)* Borgo Domenico Borzellino (ECLS)* | Montagnola** Coglitore** Arcivocale** Pietralunga** Case Marchese** Costa di Palermo** Case Mazzaporro** Cozzo dell’aquila** Case Sparacia** Masseria Magione** Masseria Casale** Donna Beatrice** Casa Spina** Regione Cento (Case Carbone)** Masseria Renelli** Regione Bruca** Piano di Corte** Giammaria** Liotta** Cozzo di Castro** Case carrubba** Senore** Regione Chiappetta** | |
* realizzati | **progettati o programmati | ***in costruzione |
Borghi ERAS
Borghi di tipo A | Borghi di tipo B | Borghi di tipo C |
---|---|---|
Borgo Pizzillo* Borgo Piano Cavaliere*** Borgo Castagnola** Borgo Rossella** Garcia (scuola)** Roccella (scuola)** Madonna della Scala (scuola)** Cucca (scuola)** | ||
* realizzati | **progettati o programmati | ***in costruzione |
La progettazione di Borgo Roccella è affidata all’Ing. Giuseppe Narzisi — lo stesso di Borgo Piano Cavaliere — che presenta una prima relazione tecnica il 31 maggio 1953, per una spesa prevista di 24.500.000Lire. Tuttavia, il Genio Civile di Palermo con nota n.34559 del 17 novembre blocca l’opera sostenendo che non «sia stato applicato il criterio della massima economia esplicitamente dichiarato» dal progettista. Più in particolare, è necessario rivedere gli spazi e le strutture interne ed esterne, depennare le «voci che non trovano applicazione nei lavori previsti» e diminuire alcuni prezzi. Il progetto, rielaborato il 16 agosto 1954, «tiene conto dei vari suggerimenti del Genio Civile di Palermo, apportando le modifiche prospettate».
Scuola e case sono previste in una zona di terreno, sita a monte della strada consorziale che da Bevaio Vaccarizzo prosegue verso la Masseria Roccella, a servizio dei piani di ripartizione (PR) 2 e 10, quest’ultimo in parte condiviso con Borgo Pizzillo. Il borgo ideato da Narzisi è a «carattere residenziale» data la presenza di un gruppo di venti case per i contadini, assegnatari di altrettanti lotti di terra. L’area occupata dalle nuove strutture è estesa per 40.000mq di cui 3.500mq sono occupati dalla scuola, dalla piazza e dalla stradella di accesso, mentre la restante superficie dalle abitazioni, da orticelli e zone di rispetto.
Nella piazza, è presente l’unico fabbricato di servizio – la scuola – che comprende un’aula e due gruppi di servizi igienici indipendenti e separati, uno per i maschi e l’altro per le femmine ed un piccolo ripostiglio. Il piano superiore è destinato all’abitazione dell’insegnante, composto da un salotto, quattro vani e una terrazza. L’architettura dell’edificio è improntata ad un senso di «arte moderna, pur bandendo, nelle sue linee semplici, ogni decorazione superflua sia all’esterno che all’interno». L’importo complessivo finale ammonta a 20.400.000Lire suddivisi in 17.930.000Lire per i lavori a base d’asta e 2.270.000Lire per le somme a disposizione dell’Amministrazione.
L’ERAS riceve dal Sottocomitato Tecnico Amministrativo (SCTA) del Provveditorato parere positivo per la realizzazione di Borgo Roccella con voto n.27 del 23 aprile 1955. Ad aggiudicarsi i lavori è l’impresa Rocco Balsamo con un ribasso a base d’asta dell’0,15% e a seguirne l’avanzamento è l’Ing. Panzera con il supporto del Rag. Dalli Cardillo. I lavori si concludono nel 1956 e poco dopo l’ERAS inizia a ricevere da parte di vari abitanti dei paesi vicini domande di assunzione come bidello, custode, manutentore.
Il collaudo di Borgo Roccella avviene il 30 giugno 1959 e nel settembre successivo si procede alla consegna della scuola al Comune di Contessa Entellina. L’edificio rimane, però, inattivo a causa della mancanza degli arredi necessari fino al 23 maggio 1960 quando vengono presi in carico dal custode Antonino Petralia.
Il 3 novembre dello stesso anno, si consegna in uso provvisorio l’intero edificio e i materiali di arredamento all’insegnante Concetta Giordano, designata dal Provveditorato agli Studi di Palermo. Nonostante il formale affidamento, la struttura non risulta interamente adibita all’uso scolastico. Al piano terra, dove è situata l’aula per l’insegnamento, si trova l’alloggio del custode e per tale motivo la maestra è costretta a impartire le lezioni in una piccola stanza al primo piano.
Così, il 15 marzo 1961 il Sindaco di Contessa chiede «l’immediata consegna dell’intero edificio in modo che la scuola possa funzionare in ambienti sani ed idonei per come sono stati progettati». Ne nasce una diatriba tra ERAS e Comune che rivendicano le proprie ragioni: l’Ente si avvale del verbale controfirmato dall’insegnante che accetta le condizioni dei locali al momento della consegna, mentre il Sindaco pretende migliori condizioni per i figli dei propri concittadini.
A dirimere la questione è l’Assessore Germanà che pretende che «tale e vergognosa situazione» porti all’eliminazione dell’inconveniente lamentato e che si ponga fine all’incresciosa situazione. La battaglia viene vinta dalla maestra Giordano che rimane insegnante a Borgo Roccella fino all’11 gennaio 1975 quando, per mancanza di alunni, la scuola viene chiusa e l’Ente di Sviluppo Agricola (ESA) torna in possesso dei locali e degli arredamenti.
Quello del collegamento dei borghi rurali con i grossi centri è stato motivo di contenziosi sin dai tempi dell’Ente di Colonizzazione. La tendenza era quella di allontanare il contadino dai paesi e farlo risiedere nella case sparse nel desolato latifondo; una scelta chiara di separare le masse rurali ed eliminare così il rischio di dissenso nei confronti del regime. In epoca repubblicana le priorità cambiano radicalmente e si tende a favorire la comunicazione tra le aree rurali ed i paesi interni e più grandi.
Come in altre parti della Sicilia, anche nel vasto territorio contessioto, gli assegnatari e i residenti dei piani di ripartizione esprimono «vivo desiderio affinchè venga istituito il servizio telefonico e di comunicazione mezzo corriera» tra i borghi rurali ed il comune, servizio utile anche per facilitare il disbrigo dei servizi ecclesiastici, postali, assistenziali, sanitari e scolastici.
A provvedere al collegamento è la Ditta Saverio Stassi che nel 1961 istituisce una linea giornaliera tra Contessa Entellina, Borgo Piano Cavaliere e Borgo Roccella. Se inizialmente le corse sono programmate la mattina alle 5.30 e nel pomeriggio alle 18, in seguito vengono ridimensionate con orari poco utili ai lavoratori agricoli che lamentano il disagio.
Pertanto, la ditta di autolinee ottiene dall’ERAS un impegno formale relativo al pagamento di 125.000Lire per il mantenimento delle corse. Nonostante gli sforzi sia dell’Ente che dell’azienda di trasporti, non c’è un incremento significativo di viaggiatori tanto che il 27 febbraio 1963 la Stassi dichiara che non è in grado di gestire la situazione di passivo che la tratta comporta.
Lo stesso contributo economico non è più sufficiente e si avanza richiesta di un aumento a non meno di 200.000Lire per il periodo 1 ottobre 1963 – 30 settembre 1964. La richiesta non viene accolta ma è garantito il contributo di 125.000Lire da imputare a carico della Gestione Speciale R.A. secondo quanto stabilito dalla deliberazione n.165 del 28 gennaio 1964. Che il servizio non sia remunerativo è cosa chiara ed è bastata una frana in c.da Chiarello per interromperlo.
Dal 25 marzo 1964, infatti, le corse sono sospese nonostante risulti che «la strada è molto transitata da automezzi anche pesanti, carichi di foraggio il cui carico è voluminoso e perciò pericoloso». Probabilmente questa situazione ha determinato il mancato sussidio per il 1964 e richiesto al Comune di Contessa Entellina di provvedere al contributo. Dura, quindi, circa tre anni il servizio di trasporti da Borgo Roccella verso il centro contessioto con grave perdita per la vita e le attività rurali del comprensorio. Eppure, come risulta dai documenti d’archivio, i residenti al borgo ad inizio anni Sessanta sono circa 43 e ben 260 quelli nel raggio di alcuni chilometri.
Un anno dopo la consegna dei lavori, l’Ufficio Borghi richiede l’intervento dell’Ufficio Tecnico per provvedere ad alcune riparazioni urgenti e necessarie relative all’interramento di alcune cunette per lo scarico dell’acqua piovana e per la riparazione della fognatura. Altri e ben più complessi problemi igienici sono segnalati dal Presidente dell’ERAS Francesco Pignatone al Sindaco di Contessa Entellina Pia Schirò con nota n.49056 del 18 giugno 1960. Nella lettera si denuncia che, da un’ispezione effettuata da alcuni funzionari, è stato constato che i contadini residenti «depositano le immondizione e lo stallatico nei pressi del borgo».
In seguito all’intervento dell’ufficio sanitario comunale, la situazione non si risolve tanto che il centro assegnatari di Corleone con nota n.1751 del 27 dicembre 1960 avanza la possibilità di realizzare una concimaia pubblica «allo scopo di raccogliere il letame che viene prodotto negli allevamenti» del centro rurale. L’opera è indispensabile se «non si vuole vedere il letame ammucchiato nella adiacenze di ciascun fabbricato e se si vogliono rispettare le norme igieniche e sanitarie del luogo». I solleciti e le preoccupazioni per la salute pubblica non hanno mai portato alla costruzione delle concimaie, causando un danno agli abitanti e un rischio medico dalle grave conseguenze.
Oltre ad istituire collegamenti con tra i borghi e le città vicini, l’ERAS provvede anche all’acquisto di televisori e radio, così da non fare sentire ai suoi assegnatari la solitudine delle campagne. Il 27 luglio 1961 la Società Cutrano consegna a Borgo Roccella il «complesso teleradiogrammofonico» che viene installato nella grande stanza del piano terra della scuola. Un momento di aggregazione e svago per gli abitanti dell’area che solo pochi mesi dopo l’arrivo della TV fanno pervenire «vive lagnanze» all’ERAS. Si lamenta «il mancato funzionamento del televisore dovuto a negligenze» del custode Antonino Ferrauto, subito richiamato dai funzionari dell’ERAS sulla possibilità di provvedimenti qualora non si sistemi l’«apparecchio».
A vigilare è il centro di Corleone che invita alla «massima diffusione tra gli assegnatari degli orari in cui i medesimi, con le loro famiglie, potranno assistere alle trasmissioni». I programmi più seguiti sono la “TV dei ragazzi” e “Non è mai troppo tardi” oltre ai grandi varietà serali che hanno fatto la storia della televisione italiana.
Dal 1962, l’ERAS riceve dal centro R.A. di Corleone lettere in cui si denuncia che nel borgo la TV si guasta continuamente con «grave disappunto degli assegnatari residenti […] i quali elevano ad ogni istante vive proteste». Lo stesso centro richiede i fondi per poter pagare l’energia elettrica per il funzionamento del televisore o per l’installazione dell’antenna del «II° programma TV». Dopo diversi solleciti, il 26 maggio 1965 si dispone con urgenza la trasmissione di un «congruo fondo spese» al centro corleonese per pagare i vari lavori e i creditori che «reclamano le loro spettanze per lavori già eseguiti».
Il 6 ottobre 1962, la Curia Vescovile di Piana degli Albanesi tramite il Vescovo Ausiliario e Parroco di Borgo Piano Cavaliere Giuseppe Perniciaro scrive al Presidente dell’ERAS Heros Cuzari circa la necessità di attivare un servizio religioso a Borgo Roccella. In assenza della chiesa, si richiede di «voler stabilire che un ambiente del medesimo borgo, per il momento libero, venga destinato provvisoriamente a Cappella, dove un sacerdote […] possa celebrare la S. Messa e svolgere la sua attività religiosa». Da un accertamento condotto dall’Ente, nessuno locale pare adatto alle funzioni religiose così che il Borgo Roccella non vedrà mai celebrare una funzione.
Con grosse difficoltà passano gli anni e il 22 marzo 1988, l’ESA decide di effettuare un sopralluogo in diversi borghi rurali dell’isola per accertare le condizioni in cui versano: tra questi Borgo Portella della Croce, Borgo Pizzillo, Borgo Castagnola e Borgo Piano Cavaliere. Nelle case di Borgo Roccella, stando alla relazione di Angelo Pitrolo, si trovano ancora alcuni assegnatari che «si recano sui terreni per lavori». La scuola non è funzionante da almeno quindici anni — sappiamo che l’ultima lezione è del 1975 — e non sembra essere utilizzabile «senza opportuni interventi manutentivi di una certa entità». Anche la rete di distribuzione elettrica versa in pessimo stato e il centro rurale non è illuminato.
L’ultimo atto della storia di Borgo Roccella è scritto il 25 giugno 1993 quando l’ESA consegna gli edifici al Comune di Contessa Entellina, rispettando i principi della Legge 890/1942 che regolano la «sistemazione amministrativa dei centri rurali costruiti in attuazione della legge 2 gennaio 1940-XVIII, n. I, sulla colonizzazione del latifondo siciliano» e che indicano che i borghi devono essere trasferiti gratuitamente in proprietà ai comuni col vincolo della destinazione perpetua ad uso di pubblica utilità.
Da quel momento, Borgo Roccella ha osservato l’avanzare della vita di campagna, animata da coloro i quali hanno trasformato le case coloniche degli anni Cinquanta in depositi, stalle improvvisate e, in rari casi, abitazioni. La scuola, invece, è stata trasformata in fienile a disposizione della comunità, rispettando se vogliamo, il vincolo di pubblica utilità.
Sul lato opposto della strada in cui sorge il centro rurale, si trova lo stabilimento “Feudo Pollichino“, la cui produzione aziendale è incentrata su prodotti biologici e Dop. L’azienda fa parte del Consorzio di tutela del Pecorino Siciliano Dop e Vastedda della Valle del Belice Dop. Certamente, tra i borghi di Contessa, Borgo Roccella è quello rimasto più vicino alla vita rurale propria dei tempi della sua fondazione in cui si attendono le stagioni, il ritmo della natura e degli animali.