BORGO PIANO TORRE II - III

TIPO DI BORGO — C

progettista — Vincenzo Catalano

data di progetto — 1953

località — c.da piano torre

stato di conservazione — discreto

Borgo Piano Torre II – III fa parte dei sette villaggi rurali costruiti nel territorio di Francavilla di Sicilia insieme a Schisina, Morfia, Pietra Pizzuta, Bucceri – Monastero, S. Giovanni e Malfitano secondo le indicazioni della Legge Regionale n.104 del 1950, la stessa che prevedeva il passaggio dall’Ente di Colonizzazione del Latifondo Siciliano (ECLS) all’Ente di Riforma Agraria (ERAS).
Durante il 1952, l’ERAS preparò i piani per la ripartizione del fondo di proprietà di Maria Majorca Mortillaro – proprietaria anche delle zone di esproprio in cui sorgono i Borghi di Contessa Entellina – figlia del Conte Giacomo e suocera dell’ex Presidente della Regione siciliana e deputato DC Franco Restivo, attraversati dalla strada nazionale Salica – Passo Pisciaro (attuale SP 185) che risultava essere in posizione strategica tra i centri di Francavilla di Sicilia a sud e Fondachelli Rubino a nord.
Il conferimento riguardava una superficie complessiva di 891Ha. suddivisi in due piani di ripartizione tra Piano Torre, Malfitano – P.R.2a.c. del 30 agosto 1952 – e S. Giovanni, Bucceri-Monastero – P.R.2b.d. del 22 agosto 1952. Dalle relazioni agrarie dei piani si evince che, nella scelta delle terre da destinare alle lottizzazioni, si prediligevano i fondi già dotati di una rete viaria e/o ferroviaria o comunque localizzati in prossimità di centri urbani esistenti.
La ripartizione in lotti venne attuata nel rispetto di alcuni criteri fondamentali tali da garantire ad ogni famiglia di poter soddisfare il proprio fabbisogno e di avviare una attività redditizia. I piani prevedevano la realizzazione di un Borgo di tipo A – quello di Schisina – costituito da edifici adibiti a servizi pubblici religiosi e civili, di 4 Borghi di tipo C o sottoborghi dotati di chiesa e scuola e di 8 “Gruppi di case”, costituiti unicamente dalle dimore degli assegnatari.
Dal registro di assegnazione dei lotti relativo alla provincia di Messina risulta che in data 19 ottobre 1952, furono sorteggiati nel fondo Majorca Mortillaro 164 lotti così suddivisi:

• 70 lotti in C.da Piano Torre – Morfia
• 40 lotti in C.da S. Giovanni
• 24 lotti in C.da Malfitano
• 30 lotti in C.da Bucceri – Monastero

Come detto, Borgo Piano Torre (650 s.l.m) ricade all’interno del P.R.2a. relativo alle terre in contrada Piano Torre – Morfia, un’area di complessivi 405ha. suddivisi in 70 lotti di 5/6ha. ciascuno; in ogni insediamento era previsto il collegamento alla strada rotabile, l’approvvigionamento idrico e l’allacciamento alla rete elettrica. Nella contrada Piano Torre era prevista la realizzazione di due gruppi di case, II e III, rispettivamente nelle particelle 16c e 80t, costituiti dalle dimore di pertinenza dei lotti contrassegnati dai nn.12/25 per il gruppo di case II e dai nn.26, 28, 29, 30, 37, 45/53 per il gruppo di case III. Risulta dagli atti che le aree destinate alla realizzazione dei gruppi di case II e III in fase preliminare di pianificazione, risultarono, a seguito di verifiche tecniche, eccessivamente acclivi e vennero sostituite da una terza area su cui realizzare entrambi i gruppi, accorpati in un unico insediamento denominato Piano Torre II e III. Questa circostanza ha dato adito nel corso degli anni a varie controversie sul diritto d’uso dei beni edificati su tale area (inclusi gli edifici di interesse sociale), poichè il lotto in questione – il n. 53 – era già stato assegnato in precedenza ad un privato, il Sig. Antonino Lombardo. Questi, una volta riscattato il proprio lotto, l’aveva venduto all’assegnatario del Borgo, il Sig. Domenico Sofia, che avanzava diritti di proprietà sul Borgo stesso facendo nascere liti e lamentele da parte degli altri assegnatari. La questione si sarebbe risolta se negli uffici della sede ESA di Francavilla si fossero conservate le copie dei verbali di consegna delle case. In questo modo, invece, era impossibile stabilire se le case occupate siano state le stesse assegnate ai legittimi proprietari.
Il progetto esecutivo del sottoborgo rurale tipo C fu redatto dall’Ing. Vincenzo Catalano su proposta dalla stessa Direzione dei Servizi di Ingegneria dell’ERAS, oberata dalla “…mole di lavoro per la progettazione e la esecuzione di tutte le opere connesse con l’applicazione della Riforma Agraria in Sicilia…”. La spesa iniziale complessiva raggiungeva Lire 29.181.600 da cui furono detratte le spese generali così da ridurre i costi a Lire 27.000.000 – di cui Lire 23.327.000 era l’importo dei lavori a base d’asta e Lire 3.673.000 per l’importo delle somme a disposizione dell’Amministrazione. Questi dati fanno riferimento alla relazione tecnica del progetto esecutivo del Borgo e al capitolato di appalto datati 24 giugno 1953 da cui risulta che la superficie della chiesa e dei servizi occupa 150,20mq, mentre la struttura scolastica 243,10mq. per un totale di 393,30mq. La spesa complessiva ammontava a Lire 14.852.438 di cui Lire 6.014.314 per la chiesa e Lire 8.838.124 per la scuola. Il tempo utile per completare i lavori dalla data di consegna era inizialmente fissato a  sei mesi in seguito esteso a nove, scaduti i quali l’impresa assegnataria avrebbe dovuto corrispondere Lire 5.000 per ogni giorno di ritardo, oltre il rimborso delle maggiori spese di direzione, assistenza e sorveglianza cui l’Amministrazione andava incontro.

La progettazione comprendeva, come detto, la chiesa con sacrestia, la scuola con l’alloggio per l’insegnante ed un piazzale adatto ad assolvere varie funzioni: quello di luogo di incontro e belvedere dotato di panchine e vasca centrale, quello didattico con aiuole per le esercitazioni agricole degli scolari, quello funzionale per consentire anche il transito dei veicoli a trazione meccanica e quello di collegamento, grazie ad una gradinata in muratura,  tra la zona dei servizi rurali e le case degli assegnatari.
La chiesa, ad unica navata rettangolare, dallo stile semplice e al contempo armonico del carattere delle chiese rurali, poteva contenere circa 200 fedeli, dei quali 70 si potevano sedere sui banchi e circa 130 stare in piedi. L’ambiente principale era collegato alla sagrestia “a mezzo di due porte” all’altezza del presbiterio, limitato posteriormente da muri a perimetro trapezoidali. Caratteristico era anche il portichetto d’entrata con due aperture ad arco, sovrastato ancora oggi da un bassorilievo in pittura raffigurante una scena sacra.
La scuola, a forma rettangolare alle cui estremità del prospetto vi sono due ingressi – quello per gli alunni e quello per il maestro – era caratterizzata da un’ampia aula per le lezioni, dai locali igienici e dallo spogliatoio a cui si accorpano gli spazi che avrebbero dovuto ospitare l’insegnante: sala d’ingresso, soggiorno, sala da pranzo, cucina, bagno e ripostiglio.
Il progetto esecutivo per la realizzazione della strada di accesso al borgo, invece, venne redatto dalla Direzione dei Servizi di Ingegneria dell’ERAS il 12 novembre 1953. Il tracciato si svolgeva per buona parte sulla sede della traccia aperta dall’impresa che aveva già avviato i lavori di costruzione delle case. I lavori, consegnati un anno dopo, furono collaudati il 16 giugno 1958.

A Francavilla, poiché la popolazione locale ha la tradizione della vita in campagna e poiché detti terreni sono molto distanti dai centri abitati, è stata prevista la costruzine di un borgo residenziale [Borgo Schisina, n.d.r] dotato di tutti i servizi pubblici, e la formazone di 6 gruppi di case rurali doppie. Ogni gruppo deve esser dotato di scuola e ambulatorio. In tutto si costruiranno 68 case contadine doppie di cui 38 suddivise in tre gruppi, nei fondi Piano Torre e Morfia di 407ha, 12 a S. Giovanni di 213ha, 11 a Malfitano di 126ha e 7 a Monastero-Bucceri di 143ha

In data 22 agosto 1953 venne redatto dalla Direzione dei Servizi di Ingegneria dell’ERAS il progetto per l'”Utilizzazione della sorgente Rinazzo per l’approvvigionamento idrico dei borghi e gruppi di case per contadini in territorio di Francavilla di Sicilia” per un importo di 28.058.000Lire. Il progetto, approvato dal CTA del Provveditorato alle Opere Pubbliche in Sicilia in data 11 gennaio 1954 con voto n.31183, prevedeva la realizzazione della galleria di captazione della vena idrica (sorgente Rinazzo), della condotta, di quattro serbatoi (Fossa Barca, Pietra Pizzuta, Piano Torre e Schisina) e di altrettanti bevai localizzati presso i gruppi di case (Fossa Barca , Morfia, Piano Torre e Malfitano); i lavori, affidati con delibera n.502/RA del 14 aprile 1954 all’Impresa Agliozzo, vennero consegnati il 10 Giugno dello stesso anno – con Decreto di concessione n.04420 del 5 maggio 1954 – ed ultimati il giorno 30 successivo.
Il 13 Marzo del 1956 l’edificio scolastico fu dato in concessione dall’ERAS alla Direzione Didattica Circoscrizionale, per lo svolgimento delle attività dell’anno scolastico 1955/1956. Risulta dagli atti conservati presso l’archivio dell’ESA, che i locali vennero dati in uso, nonostante non fossero stati ancora collaudati, per rispondere alle esigenze dei residenti e manifestate dall’insegnante che vedeva nell’istituzione scolastica un importante strumento di aggregazione sociale, necessario per incrementare l’afflusso e la vivibilità del borgo (istanza 8 ottobre 1955). Il materiale necessario per il funzionamento venne ufficialmente fornito però solo quattro anni dopo, con consegna al Comune di Francavilla tramite il Sindaco Michele Silvestri, il 23 dicembre del 1960, in conformità alle disposizioni impartite dal Commissario Straordinario dell’ERAS con nota prot. n.104507 del 20 dicembre 1960. Gli arredamenti,  in precedenza consegnati a Vincenzo Crifò, custode di Borgo Schisina, avrebbero permesso l’avvio delle lezioni nella scuola sussidiaria. Si trattava di:

• n.1 Cattedra completa di sedia
• n.6 Banchi per dodici alunni
• n.1 Lavagna
• n.1 Armadio

Il 21 marzo 1956 venne effettuato il collaudo del centro rurale così come documentato dall’apposita scheda da cui risultano i dati essenziali del nuovo insediamento. Borgo Piano Torre II – III era dotato di un servizio di guardiania che condivideva con Borgo S.Giovanni e di un servizio di collegamento con i centri vicini. L’approvvigionamento idrico avveniva mediante trasporto, a causa della mancata captazione della vena idrica in fase di esecuzione, in attesa del funzionamento dell’acquedotto alimentato dalla sorgente Rinazzo che serviva anche i borghi vicini. Onde rendere funzionali le opere di distribuzione già eseguite, venne redatto un progetto per il completamento dell’acquedotto Rinazzo, la cui esecuzione fu affidata con contratto del 10 ottobre 1959, ultimata il 20 luglio 1960 e collaudata ben cinque anni dopo, in data 30 settembre 1965.
Problematico fu anche l’avvio delle attività religiose nella Chiesa. In una nota prot. 7035 del 10 agosto 1960 si legge che la Curia Arcivescovile di Messina sollecitava l’apertura entro il 30 settembre non solo delle funzioni a Borgo Piano Torre I – V ma anche negli altri comprensori rurali limitrofi di S. Giovanni, Morfia e Schisina.
Nel 1961, però, i servizi che avrebbero dovuto garantire localizzazione e stabilità agli assegnatari della riforma non erano stati avviati. La cosa è confermata dalla tabella dei principali servizi in funzione redatta nel testo dell’ERAS “Dati statistici sull’attivita svolta dal 1948 al 1960” nei borghi rurali e a Borgo Piano Torre – come a Schisina e negli altri villaggi messinesi – nulla era stato ancora attivato.
In data 9 luglio 1962 il Servizio Bonifica dell’Ente redige un progetto per la sistemazione idraulico-forestale dei terreni del P.R.2a. Si legge nella relazione di progetto che la necessità di realizzare le opere previste, era dettata dalla volontà di arginare il processo di abbandono delle terre, e conseguentemente dei borghi, a causa della tendenza alla siccità, dell’eccessiva pendenza e della natura rocciosa dei terreni. Erano già stati abbandonati tutti i lotti localizzati nella parte centrale della area, corrispondenti a circa la metà dell’intero comprensorio per lo scarso spessore dello strato attivo del terreno; il progetto prevedeva il rimboschimento o la destinazione a pascolo di dette aree per “…dare vita ad una azienda dimostrativa silvo-pastorale utilizzata dagli allevatori della zona uniti in cooperativa…“.
Dagli atti conservati presso l’archivio dell’ESA risulta che il parroco della Chiesa di Maria SS. Regina ubicata nel vicino Borgo Schisina (istituita con Decreto dell’Ordinario Diocesano di Messina in data 31 maggio 1961 ed integrato con dichiarazione del 30 novembre 1961), percepiva un contributo mensile per “…l’esercizio del culto a Borgo Schisina e relativi sottoborghi…” (prot. n. 4252 del 31/01/63 dell’ERAS Ufficio Gestione Borghi), nonostante ciò, la chiesa non fu mai consegnata al parroco e risulta priva di una propria denominazione.
Nella prima metà degli anni Sessanta l’Ufficio Gestione Borghi Rurali, su richiesta del Centro Assistenza Assegnatari di Francavilla di Sicilia, predispone le procedure per la esecuzione della manutenzione straordinaria della chiesa (nota prot. n.10981 del 26 giugno del 1963) e del corpo degli edifici (nota prot. n. 14337 del 24 giugno del 1966).
Anche l’edificio scolastico non versava in ottime condizioni se già il 20 settembre 1962 attraverso la nota n.72142, quindi circa solo dieci anni dopo la consegna dei lavori, erano stati autorizzati dei lavori di riparazione straordinaria. Si trattava di opere che avrebbero dovuto risolvere le lesioni dei tramezzi dei locali igienici che pregiudicavano la funzionalità dei servizi stessi. I lavori rientravano nel bilancio di previsione delle “Gestioni Speciali di R.A.” esercizio 1961-62 in base alla deliberazione n.605/R.A. del 21 marzo 1962 per una spesa di Lire 550.000. Nonostante le previsioni di bilancio, sembra che l’ESA non sia stato in grado di pagare del tutto i lavori effettuati alla Ditta Puglisi nella scuola del Borgo. Lo stesso Ente denuncia con nota n.4865 del 2 luglio 1963 che era “nell’impossibilità […] di provvedere alla rimessa della somma […], per assoluta carenza di fondi. Si provvederà tempestivamente, non appena le disponibilità di cassa lo consentiranno”. La questione arriverà fino alle soglie degli anni Settanta, quando la cifra residua di 58.000 Lire verrà corrisposta all’impresa.
Con nota .n.29649 del 6 novembre 1968, l’Ufficio Gestione Borghi Rurali, in seguito alla richiesta avanzata dal Ministero Agricoltura e Foreste, rilascia nulla osta per l’utilizzazione dei borghi rurali costruiti lungo la direttrice Francavilla di Sicilia – Novara, come ricovero per la popolazione danneggiata dal sisma del 1968, sorte che invece toccò al costruendo Borgo La Pietra – Coti.
I borghi tuttavia, non furono mai utilizzati per questo fine forse a causa delle disagevoli condizioni di vivibilità dichiarate dall’Ente stesso.

Il 6 dicembre del 1968 venne emanata la Legge Regionale n.33 che disciplina l’affrancazione dei terreni assegnati dalla Riforma Agraria in Sicilia. Essa stabilisce che gli assegnatari dei terreni espropriati o comunque acquisiti al patrimonio dell’ESA, in applicazione delle leggi 27 dicembre 1950, n. 104, sulla Riforma Agraria e successive modifiche ed integrazioni e 4 aprile 1960, n. 8, nonché gli assegnatari di lotti ai sensi della legge 20 febbraio 1956, n. 14, dell’art. 1 della legge 25 luglio 1960, n. 29, e dell’art. 11 della legge 10 agosto 1965, n. 21 e i loro eredi e aventi causa possono, in deroga alla disposizione di cui all’art. 37 della legge 27 dicembre 1950, n. 104, riscattare le annualità stabilite con l’atto di assegnazione.  L’esercizio di tale facoltà è subordinato alla condizione che siano trascorsi almeno tre anni dalla data di immissione in possesso dell’assegnatario o dall’avente causa e che lo stesso abbia adempiuto agli obblighi essenziali di coltivazione.
Sul finire degli anni sessanta il Borgo, come la maggior parte di questi insediamenti realizzati su tutto il territorio siciliano, regredì in agglomerato di dimore temporanee. L’abbandono da parte del piccolo gruppo di residenti è testimoniato anche dalla cessazione dell’attività scolastica, denunciata da una lettera diretta all’ESA del 13 luglio 1969 da parte di Angelo Grillo, insegnante della scuola sussidiaria di Borgo Monastero – Bucceri. Grillo richiedeva il materiale didattico della scuola di Piano Torre, dichiarata non più in uso. La risposta non tardò ad arrivare e con nota n.1366 del 15 novembre 1969, l’Ente assegnò all’insegnante il materiale richiesto in via provvisoria.
Le pratiche relative alla consegna degli impianti e degli edifici del borgo partirono grazie ad una delibera del Consiglio di Amministrazione n. 40/CA del 27 gennaio 1976 ed ufficializzate dalla nota n.319 del 5 febbraio 1976. L’effettivo passaggio gratuito al Comune di Francavilla da parte dell’ESA – secondo il verbale di consegna, la chiesa e la scuola erano in discrete condizioni eccetto per i vetri distrutti da ignoti – avvenne il 28 agosto 1983 ai sensi dell’art. n.1 della Legge 8 Giugno 1942 n.890 secondo cui il Comune è vincolato alla destinazione perpetua ad uso di pubblica utilità dei locali in questione. A presiedere al passaggio erano presenti Carmelo Zagami, come rappresentante dell’ESA, l’insegnante Salvatore Puglisi, sindaco pro-tempore del comune messinese, ed il tecnico municipale Gaetano Grasso.
Uno degli ultimi capitoli che riguardano la travagliata storia di Borgo Piano Torre II – III si riferisce allo sgombero della scuola, notificata il 3 giugno 1987 dal Comune di Francavilla al Sig. Biagio Sofia. La questione, però, iniziò qualche anno prima, il 22 giugno 1983, tramite l’esposto inviato all’ESA dal Sig. Antonino Lombardo che constatava quanto segue:

Il Sig. Sofia Biagio, pastore della zona in quale detiene alcuni lotti di RA in concessione Amm.va, ad evitare il va e viene a persone estranei per fare i propri bisogni approfittando dello stato di abbandono degli edifici, ha creduto opportuno dare una rabberciata agli infissi, agli intonaci ed una tinteggiatura alla meno peggio con la intenzione di utilizzare l'edificio scolastico temporaneamente come deposito di prodotti caseari. La chiesa, per ovviare ai rigori invernali la ha adibita a ricovero per gli agnelli, però attualmente è sgombero si nota lo sterco. Il Sig. Sofia però, è sempre disposto a sgomberare l'edificio scolastico e ad eseguire quei lavori necessari per il funzionamento della chiesa su ordine degli organi superiori

Qualche anno dopo, si legge nella nota n.4454 del 9 giugno 1987 che “la Chiesa risulta già sgombera da tempo, tuttavia, data la precarietà degli infissi alcuni dei quali distrutti, il locale si presta ad essere occupato da chiunque anche momentaneamente. È prevista chiusura di entrambi gli edifici sociali, non appena sarà sgomberato quello della scuola”.
Infine, un argomento finora mai trattato a fondo riguarda il servizio di guardiania dei borghi della Riforma Agraria. Secondo quanto prescritto dallo “Schema di Regolamento”, i custodi erano tenuti a sorvegliare e mantenere integri gli ambienti e i beni materiali in genere – persino le piantagioni – del borgo assegnato, non allontanarsi se non previa comunicazione, indicare un sostituto e avvertire l’ESA di qualsiasi problema potesse arrecare danno ai “beni patrimoniali” sotto la loro custodia. L’incarico, della durata di un anno, prevedeva un compenso mensile di Lire60.000 oltre all’indennità integrativa speciale di cui alla Legge n.324 27 maggio 1959 ed agli assegni familiari […], il tutto al lordo delle ritenute di legge.
Nonostante queste semplice regole, la custodia dei borghi sembra essere stato un tema spinoso e problematico se, come si legge da alcune missive dell’Ente, furono coinvolti l’Assessorato all’Agricoltura e l’Avvocatura dello Stato per redimere alcune controversie legali.
Emblematico è il caso del custode dei borghi Piano Torre II – III e S. Giovanni, il Sig. A. Gullotta che nel 1969 fu condannato in prima istanza per brogli elettorali e sospeso dal servizio nel maggio dello stesso anno. Il 19 ottobre successivo, però, l’incarico fu rinnovato in quanto la pena decaduta per insufficienza di prove. L’incarico fu nuovamente bloccato un anno dopo quando, allo stesso Gullotta, venne mossa l’accusa di falsità ideologica e materiale commessa da pubblico ufficiale in atti pubblici. Nonostante tali pesanti accuse, l’ufficio legale del custode sosteneva che non sussistevano i motivi per un licenziamento o una sospensione dal servizio e che, in base alla legge sull’ESA, i rapporti di impiego antecedenti al 31 Dicembre 1969 erano da intendersi a tempo indeterminato. Per provare a dirimere la questione, come detto, fu coinvolto l’Assessorato perchè in merito interpellasse l’Avvocatura dello Stato tramite una nota n.19693 del 13 aprile 1970. Quest’ultimo ente, con nota interlocutoria del 27 agosto 1970, prima di un proprio parere definitivo aspettava il verdetto dell’Ufficio Legale ESA che confermava quanto espressamente indicato con nota n.2220 del 18 dicembre 1969.

Da un punto di vista sonico, Borgo Piano Torre II – III presenta un paesaggio sonoro che potremo definire ascenzionale, dovuto alla sua disposizione lungo la salita. Il percorso a S, infatti, regala una serie di punti di ascolto differenti della vallata e delle biofonie e geofonie presenti. Ogni casa abbandonata, inoltre, è un interessante punto focale sul suono del territorio, mentre lungo la strada è possibile trovare materiali trigger, messi in risonanza dagli elementi naturali. E’ questo il lavoro che abbiamo fatto, grazie ai microfoni a contatto, per l’abbeveratoio a metà strada, come per le inferriate.
Se i materiali che abbiamo definito trigger definiscono il tempo del luogo, Piano Torre di suo risente molto la sua posizione e il suono del paesaggio non percosso è quello che riporta ai suoni e alle distanze del territorio. Così è possibile ascoltare volatili in primo piano che definiscono zone ben precise e campanacci che segnano le distanze più vicine all’infinito. Rarefatta la presenza delle macchine e del traffico, solo qualche rombo di fondo, caratteristica questa che rende Borgo Piano Torre interessantissimo sotto un’ottica rurale.