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MAPPA

La mappa che abbiamo realizzato consente di individuare i vari borghi che fanno parte della nostra ricerca. Essendo in continuo e costante aggiornamento è soggetta a modifiche, correzioni ed aggiunte. Per una maggiore fruizione e per individuare facilmente i diversi centri rurali, è stata fatta una suddivisione in base a caratteristiche temporali e architettoniche: in questo modo, la mappa riporta i borghi realizzati dall’Ente di Colonizzazione con il pin rosso, con il pin blu quelli progettati ma non realizzati dallo stesso ente. Con il pin arancione, invece, sono indicati i borghi rurali costruiti per volontà dell’Ente di Riforma Agraria; con il pin viola i borghi dei Consorzi di Bonifica; con il pin giallo i villaggi operai; con il pin grigio le case cantoniere dell’Azienda Autonoma Statale dello Stato; con il pin ciano i centri dell’Istituto Vittorio Emanuele III ed infine abbiamo riportato nella mappa le borgate o i paesi abbandonati non di fondazione con il pin verde.
Ad accompagnare la mappa, abbiamo tracciato i passaggi fondamentali della storia della Bonifica, della Colonizzazione e della Riforma Agraria in Sicilia, indicando leggi e decreti che ne hanno influenzato il percorso storico.
Con la Legge 2 Gennaio 1940, n. 1 per la “Colonizzazione del latifondo siciliano”, veniva istituito l’Ente di Colonizzazione del Latifondo Siciliano (ECLS) dotato di personalità giuridica di diritto pubblico, posto alle dipendenze del Ministero dell’Agricoltura e delle Foreste, con il compito di assistere, tecnicamente e finanziariamente, i proprietari nell’opera di trasformazione del sistema agricolo produttivo e di procedere direttamente alla colonizzazione delle terre delle quali l’ente acquistasse la proprietà o il temporaneo possesso.
L’Ente assorbiva, per espressa disposizione della Legge, l’Istituto Vittorio Emanuele III per il bonificamento della Sicilia e gli succedeva nei diritti patrimoniali ed in ogni rapporto giuridico attivo e passivo.
Nell’ambito del disegno di perseguimento della formazione di poderi autosufficienti, dotati di case coloniche, si inseriva anche quello della costruzione di borghi rurali che potessero attirare famiglie di contadini anche in aree che, sebbene fertili o rese tali dall’opera di bonifica, restassero tuttavia poco accettabili per la lontananza dai centri urbani o dalle aggregazioni di case già esistenti e, quindi, prive dei più elementari servizi.
I borghi rurali erano concepiti come dei piccoli villaggi in una versione architettonica moderna, dotati dei principali servizi (scuola, chiesa, ufficio postale, bevai, stazione dei carabinieri, ecc.). A sorgere tra la fine del 1939 e il 1940 furono:

Al 10 Luglio 1943, giorno dello sbarco alleato e inizio dello stato di emergenza in Sicilia, si trovavano in corso di costruzione altri sette borghi, dei quali cinque del tipo A, uno del tipo B ed uno del tipo C. In mappa così troviamo:

L’Ente di colonizzazione aveva progettato altri centri rurali con le stesse caratteristiche dei precedenti che, però, rimasero solo su carta. Ad alimentare e completare il programma di scorporo dei latifondi sarebbero dovuti essere anche:

Dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale in Sicilia la problematica del  passaggio dal latifondo e dal bracciantato alla piccola proprietà contadina, si inserì in un assetto istituzionale del tutto nuovo. Infatti, nel 1946  fu istituita la Regione Siciliana a cui venne vennero attribuite competenze esclusive in  materia di agricoltura e vennero affidate alle scelte legislative dell’Assemblea Regionale, “nei limiti delle leggi costituzionali dello Stato e senza pregiudizio delle riforme agrarie e industriali deliberate dalla Costituente del popolo italiano”, le materie dell’agricoltura e foreste, della bonifica, degli usi civici, dell’incremento della produzione agricola (insieme a quella industriale) e della valorizzazione, distribuzione e difesa dei prodotti agricoli.
La riforma agraria, nelle sue due componenti, di scorporo dei latifondi con assegnazioni e di assistenza tecnica agli agricoltori, fu gestita dall’Assessorato Regionale all’Agricoltura e alle Foreste che si avvalse, nei primi anni dell’Ente per la Colonizzazione del Latifondo Siciliano, che successivamente, nel 1950, assunse la denominazione di Ente per la Riforma Agraria in Sicilia (ERAS) e dei consorzi di bonifica già esistenti.
Con la Legge Regionale 27 Dicembre 1950, n.104, intitolata Riforma Agraria in Sicilia ed atto di nascita dell’ERAS, si dispose di continuare il disegno di costruzione dei borghi rurali, delle case coloniche, degli acquedotti e bevai e degli invasi collinari, con ciò continuandosi l’opera dell’Ente di colonizzazione ed al fine di rendere, oltre che economicamente efficace, anche confortevole la vita degli agricoltori nelle campagne. Tra i progetti  di borghi che passarono da un ente all’altro vanno citati quelli di Manganaro e Francavilla ovvero Schisina.
Con una Legge successiva – la n. 9 del 5 Aprile 1954 – la Regione Siciliana decise anche di affidare all’ERAS (Ente per la Riforma Agraria) la costruzione di altri borghi rurali per raggiungere l’obiettivo della bonifica delle campagne. e di tenere i contadini il più vicino possibile alla terra, offrendo loro alloggi e servizi indispensabili. In base al successivo decreto assessoriale vennero classificate in dettaglio le caratteristiche che ciascun borgo doveva avere, suddividendoli per tipo A-B-C. In base a tale Legge vennero completati alcuni borghi la cui costruzione era cominciata precedentemente e ne  vennero costruiti altri.
La Legge Regionale 10 Agosto 1965, n. 21 trasformò l’ERAS in ESA e il nuovo Ente continuò nei compiti dell’ERAS, di riforma del latifondo e di costruzione di strade, trasformazione in rotabili delle trazzere, adduzione di acque, assistenza tecnica agli agricoltori, costruzione di bacini, dighe, condotte, impianti elettrici, ma non continuò l’impegno verso i borghi rurali, pur restando incaricata L’ESA, in qualità di concessonario, della gestione di quelli esistenti (facenti parte del demanio regionale).
Col passare degli anni i borghi rurali hanno perso la loro importanza e alcuni sono stati spopolati  lasciati in stato di abbandono; in altri casi sono usati solo i servizi comuni.
Adesso quasi tutti i borghi sono diventati di proprietà dei comuni di riferimento, a cui sono stati trasferiti dall’ESA che li aveva in gestione. Essi stati trasferiti ai comuni in base all’art. 1 della Legge 890 del 8/6/1942 con il vincolo della destinazione perpetua ad uso di pubblica utilità.
Solo alcuni borghi sono ancora abitati dagli eredi legittimi  dei contadini della riforma agraria, mentre altri risultano in parte occupati abusivamente. Qualche borgo è  stato affidato  in gestione temporanea a istituzioni culturali o a Enti Pubblici, che perseguono esclusivamente fini di rilevante interesse culturale o  ad altri enti,  istituti, fondazioni o associazioni riconosciute. (es.  Croce Rossa,  Comunità Cattoliche ecc…)
Attualmente sono nella disponibilità dell’ESA i seguenti borghi:

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