BORGHI, CASE COLONICHE, PAESI

I borghi rurali costruiti in Sicilia sono numerosi e si distinguono per periodo di fondazione, caratteristiche architettoniche, servizi e finalità d’uso. Le prime realizzazioni risalgono agli anni Venti del Novecento quando per volere del Ministero delle Opere Pubbliche si iniziano a fondare i villaggi operai seguendo uno schema predefinito e riassunto in una circolare del 1925. La funzione iniziale è quella di favorire i lavori di bonifica ed in seguito ospitare le prime famiglie coloniche di contadini come indicato dalle leggi in materia di migrazioni interne.
In Sicilia, alcune case cantoniere assumono valore rurale tanto che l’amministrazione provinciale di Palermo costruisce nove gruppi di abitazioni per ospitare i lavoratori stradali che sono vere e proprie case rurali.
Se l’Ente Vittorio Emanuele III per il Bonificamento della Sicilia lascia solo progetti, l’Ente di Colonizzazione del Latifondo Siciliano (ECLS) li attua e amplia il proprio operato. Negli anni Quaranta, infatti, sono realizzati quindici borghi rurali di fondazione provvisti dei servizi necessari a garantire la vita nell’esteso latifondo che si vuole provare a spezzare. La guerra impone, però, una pausa ma dagli anni Cinquanta grazie all’Ente di Riforma Agraria per la Sicilia (ERAS) il volto del paesaggio rurale riprende ad essere puntellato di nuovi centri rurali.
Per decenni affidati all’oblio, oggi i luoghi che raccontiamo attraverso le registrazioni sul campo, i materiali d’archivio e le fonti bibliografiche sono riscoperti e diventano oggetto di un rinnovato interesse di studiosi ed appassionati ma anche delle istituzioni locali consapevoli del valore storico e di appartenenza che questi luoghi rappresentano.